La diplomazia culturale dell’Arabia Saudita, un male peggiore del regime israeliano
La diplomazia culturale è uno strumento cruciale per l’Arabia Saudita per espandere la sua influenza in altri Paesi, nell’intento di diffondere i principi wahhabiti. Secondo il capo del movimento di Resistenza libanese Hezbollah, il wahhabismo rappresenta un male peggiore del regime israeliano.
Divenuto forte il wahhabismo in Arabia Saudita, il Paese ha visto nel pensiero wahhabita lo strumento per contrastare l’Islam sciita e per assicurarsi che il mondo musulmano fosse principalmente sunnita.
Ma come è diventato forte il wahhabismo in Arabia Saudita?
Nel novembre del 1979 avvenne un evento molto significativo. In quell’anno i religiosi radicali wahhabiti, convinti che Al-Saud, la famiglia dominante, fosse macchiata di degenerazione morale occidentale, mobilitarono centinaia di combattenti e li spedirono nella città di Mecca per sequestrare la Grande Moschea, Masjid al-Haram, tenuta occupata per quindici giorni. Sentendo un grande pericolo, la famiglia regnante annullò misure moderniste e ripristinò le precedenti condizioni sociali per calmare i combattenti dispiegati. Oltre a chiudere le sale cinematografiche e negozi musicali, i funzionari sauditi hanno concesso alla polizia religiosa maggiori poteri per controllare i reati e applicare le loro punizioni. Secondo l’ex diplomatico John Borgus, l’occupazione di Masjid al-Haram ha spinto indietro l’Arabia Saudita di 30 anni, deviando il regno dal corso di sviluppo sociale intrapreso.
La famiglia dominante saudita ha fatto un grande affare con i chierici wahhabiti, impegnandosi a fornire il sostegno finanziario alla campagna di propagazione del wahhabismo, fintanto che gli estremisti wahhabiti mantenessero le loro attività fuori dai territori sauditi. L’accordo ha portato a sostituire in molti Paesi la vera religione islamica con una versione del tutto distorta.
Gli strumenti di diplomazia culturale dell’Arabia Saudita in tutto il mondo musulmano
La diplomazia culturale saudita è guidata principalmente da due fattori:
1. Gli sviluppi regionali e la rivalità con i partiti che sono visti da Riyad come minacce per la sua ideologia wahhabita, incluso l’Asse della Resistenza guidato dall’Iran.
2. L’ambizione di diffondere i valori e le norme Wahhabite.
L’Arabia Saudita ha svolto un lavoro enorme mescolato con l’ideologia wahhabita per anni per ottenere una superiorità culturale tra i Paesi musulmani, con l’obiettivo principale di promuovere l’idea che il regno abbia la leadership geoculturale tra gli Stati musulmani e che ogni resistenza o sfida a questo status porterà costi elevati.
I leader sauditi hanno preso posizione contro l’Iran come parte della loro campagna di diplomazia culturale. Hanno affrontato i principali temi culturali e ideologici della Rivoluzione islamica iraniana con la loro diplomazia culturale che cerca di utilizzare vari strumenti per sfidare i principi ideologici della Rivoluzione islamica, oltre a oscurare le politiche iraniane con la distribuzione di libri e altre pubblicazioni, e contemporaneamente per dipingere le condizioni dei sunniti dell’Iran come critiche.
I Paesi regionali che si piazzano sotto la bandiera di Riyad e il clero wahhabita culturalmente e politicamente sono premiati economicamente, politicamente e anche culturalmente per le loro posizioni. Ma la corruzione non è l’unico modo per attirare altri, il regno arabo ha altri strumenti significativi per assorbire le forze e le élite sociali dagli stessi paesi e anche dai paesi dell’Asse della Resistenza:
1. I media
Molti giornali finanziati dal regime saudita sono pubblicati all’interno e all’esterno dell’Arabia Saudita in arabo e in inglese, come Al-Jazirah, Al-Riyadh, Al-Nadwah, Al-Dawah e Khorshid. Molti canali televisivi e radiofonici trasmettono sotto la supervisione del regime e dei servizi di intelligence in diverse lingue per il pubblico interno ed esterno. Di 1.800 canali satellitari trasmessi nel mondo musulmano e in altri luoghi, quasi 300 sono impegnati a propagare l’ideologia wahhabita. Inoltre, quasi 40mila pagine di social media e quattromila siti web stanno “bombardando” il pubblico con materiale anti sciita.
2. Ammissione di studenti e studiosi religiosi
L’Assemblea Mondiale della Gioventù Musulmana, con sede a Riyadh, è incaricata di attirare studenti e giovani provenienti da tutto il mondo musulmano. I manifestanti fanno la loro pratica isolando gli sciiti e sostenendo che vogliono difendere l’Islam attraverso la lotta contro la devianza.
3. Sfruttare le organizzazioni internazionali e islamiche
La Lega Musulmana Mondiale (Mwl) è una delle organizzazioni internazionali sfruttate dalla leadership saudita per la sua diplomazia culturale. Un’organizzazione senza scopo di lucro, ma con il sostegno finanziario e politico della royalty Saudita, il Mwl ha poteri specifici e fondato in seguito a una legge approvata dalla Conferenza Generale islamica nel 1962 e su suggerimento dell’Arabia Saudita.
Le istituzioni come l’Accademia Internazionale Islamica Fiqh, il Consiglio Supremo Mondiale per le Moschee e l’Assemblea Mondiale della Gioventù Musulmana lavorano sotto la supervisione di Mwl. Inoltre, sotto il Mwl operano oltre mille moschee e centinaia di centri islamici in tutto il mondo. Inoltre, finora ha finanziato 2 centri islamici, 1259 moschee, 1069 scuole religiose, 200 istituti religiosi, 134 università, 41 cliniche e 76 ospedali in altri Paesi. Il Mwl finanzia anche l’Istituto Mondiale Arabo (Institut du Monde Arabe) di Parigi, fondato nel 1980.
di Cristina Amoroso