Israele taglia servizi vitali in alcuni quartieri di Gerusalemme Est
Il regime israeliano ha tagliato l’approvvigionamento idrico e altri servizi vitali per alcuni quartieri di Gerusalemme Est nella West Bank occupata, nonostante le condizioni igienico-sanitarie in quelle aree siano già allarmanti.
Secondo il ministro degli Affari di Gerusalemme e per la Protezione Ambientale, Zeev Elkin, il piano di Tel Aviv di migliorare le condizioni della città non include le due grandi aree che si trovano al di là della cosiddetta barriera di separazione, cioè il campo profughi di Shuafat e dintorni, e il quartiere di Kafr Aqab.
La criminale barriera di separazione eretta un decennio fa, taglia fuori Gerusalemme e alcuni blocchi di insediamenti dal resto della Cisgiordania occupata. La misura provocatoria, dal momento della sua imposizione, ha scatenato numerose proteste da parte dei palestinesi in Cisgiordania.
Si stima che più di un terzo della popolazione di Gerusalemme Est, circa 140mila persone, vivono nei due quartieri poveri, 60mila dei quali residenti a Kafr Aqab.
Il piano di 49,5 milioni di dollari, che è stato approvato in una sessione speciale durante lo scorso fine settimana, ha lo scopo di affrontare lo smaltimento dei rifiuti residui delle costruzioni e delle infrastrutture fognarie.
Dal momento dell’istituzione del cosiddetto muro di separazione, le autorità israeliane, principalmente quelle della municipalità di Gerusalemme, si sono rifiutate di fornire servizi regolari al campo di Shuafat e a Kafr Aqab. La politica discriminante ha comportato dei maggiori problemi di igienizzazione delle due aree, tra cui enormi cumuli di immondizia, liquami nelle strade e un drammatico approvvigionamento idrico. La compagnia idrica israeliana Mekorot non sta pompando acqua sufficiente per i due quartieri, rifiutandosi anche di rilasciare nuove licenze di accesso all’acqua.
Munir Abu Ashraf, membro del consiglio di Kafr Aqab, ha dichiarato che il taglio dell’acqua potrebbe durare per cinque giorni consecutivi, costringendo i residenti ad adoperare l’acqua dei serbatoi personali, che possono contenere fino a 1.500 litri, di solito utilizzata per le emergenze.
di Giovanni Sorbello