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Siria, Israele chiede la creazione di una buffer zone

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha chiesto agli alleati statunitensi di creare una buffer zone, zona cuscinetto, lungo il confine tra Siria, Israele e Giordania. La preoccupazione dello stato ebraico è che l’asse Iran-Hezbollah riesca a stabilizzare la propria presenza lungo il confine siriano. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, la richiesta arriva in seguito agli ultimi colloqui con funzionari degli Stati Uniti e altri attori internazionali e prevede l’istituzione di una buffer zone come parte di un eventuale accordo politico.

Netanyahu non ha rilasciato dettagli su come e da chi dovrebbe essere gestita la buffer zone, le uniche condizioni evidenziate sono che si trovi all’interno del territorio siriano e che non siano presenti truppe israeliane nelle fasi di istituzione e controllo dell’area. In sostanza la richiesta di Israele è che gli Stati Uniti e i paesi alleati inviino le proprie forze di terra per monitorare l’accesso alla zona e garantire la sicurezza dei confini.

Netanyahu chiede la creazione di una buffer zone sulla Siria
Netanyahu chiede la creazione di una buffer zone sulla Siria

L’instabilità della Siria che giova a Israele

Un mese fa il primo ministro israeliano aveva espresso le sue preoccupazioni sui confini con la Siria in un incontro con il presidente russo Vladimir Putin. La posizione di Netanyahu assume ancora più forza dopo l’attacco di Donald Trump alla base aerea siriana da cui sarebbe partito il presunto attacco chimico. Nikki Haley, ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, ha dichiarato che al momento le priorità della nuova amministrazione sono limitare quanto più possibile l’influenza iraniana in Siria e rimuovere Bashar Al-Assad. Il tutto ovviamente in chiave anti russa. Dall’altra parte la coalizione tra forze russe, iraniane e filo iraniane fedeli al governo siriano hanno avvisato il presidente Trump di aver oltrepassato la “linea rossa” oltre la quale qualsiasi azione avrà pesanti conseguenze. Nel mezzo si trova Israele con i propri interessi, e tra i contendenti sarà probabilmente l’unico ad avere la meglio.

di Irene Masala

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