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Pericolo inondazioni in Siria per attacchi alla diga

Le Nazioni Unite hanno lanciato un allarme in merito agli attacchi indiscriminati alle infrastrutture siriane. Oggetto di osservazione particolare è la diga di Tabqa, detta anche diga dell’Eufrate, situata nella Siria centro-settentrionale, a 50 km dalla città di Raqqah, collegata ad una importante centrale idroelettrica e ad una serie di canali di irrigazione.

diga tabqa siriaDue sono i rischi cui è sottoposta la diga: l’innalzamento dei livelli dell’acqua dovuto ai ripetuti atti di sabotaggio da parte dell’Isis, che occupa la città di Raqqah, ed i possibili danni provocati da attacchi aerei da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti, rivolti presumibilmente contro i terroristi Daesh.

Secondo un rapporto Onu i livelli d’acqua sul fiume sono aumentati di circa 10 metri dal 24 gennaio, aumento dovuto in parte a forti piogge e alla neve ma principalmente all’apertura di tre turbine da parte dell’Isis. Secondo esperti locali, ogni ulteriore aumento del livello dell’acqua  inonderebbe enormi distese di terreni agricoli lungo il fiume e potrebbe potenzialmente danneggiare la diga Tabqa, con conseguenti implicazioni umanitarie catastrofiche in tutti i settori a valle.

Gli attacchi aerei guidati dagli Usa avevano già danneggiato l’ingresso della diga. Il 16 gennaio 2017, diversi raid sulla campagna occidentale di Raqqa hanno danneggiato l’ingresso della diga Eufrate che, se ulteriormente danneggiata, potrebbe causare un significativo allagamento di tutta la città arrivando fino a Deir-ez -Zor. La città di Deir-ez-Zor è a 140 km a valle da Raqqa, ed è assediata dall’Isis. Le Nazioni Unite stimano che circa 93.500 civili vi sono intrappolati da oltre un anno.

Ora che le forze democratiche siriane sono impegnate in operazioni tese a circondare Raqqa e sono riuscite ad avanzare fino a pochi chilometri dalla diga, si teme che i terroristi ritirandosi compiano deliberatamente azioni di distruzione delle infrastrutture vitali, come è già accaduto nelle prime tre settimane di gennaio – riferisce il rapporto – quando hanno danneggiato tre stazioni e cinque torri di acqua, ed hanno minato stazioni di pompaggio sul fiume Eufrate costringendo i residenti a servirsi di acqua non trattata.

Le Nazioni Unite hanno avvertito anche del pericolo di un crollo della diga di Mosul sul fiume Tigri in Iraq, che potrebbe riguardare 20 milioni di persone. La diga è stata occupata dall’Isis per un breve periodo nel 2014; da allora è soggetta a continue riparazioni, necessarie per evitare il disastro.
Il mese scorso Lise Grande, la rappresentante speciale dell’Onu per l’Iraq e un idrologo esperto, conoscitore della diga, ha affermato che una eventuale esplosione potrebbe avere conseguenze “bibliche”.

A protezione della diga di Mosul il governo italiano ha impegnato una Task Force di circa 500 soldati del 6° reggimento Bersaglieri, che hanno rafforzato le misure di sicurezza nella zona, allargando la protezione alla ditta privata italiana Trevi, impegnata in lavori di manutenzione della diga.

di Cristina Amoroso

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