Uranio impoverito utilizzato dagli Usa in Siria
E’ lo stesso Pentagono ad ammettere l’utilizzo di munizioni all’uranio impoverito (Du) in Siria, con migliaia di colpi sparati durante gli attacchi contro le presunte postazioni di Daesh alla fine del 2015, secondo un rapporto presentato martedì. L’uso di uranio impoverito è un crimine di guerra, un crimine contro l’umanità, e un atto di genocidio, perché l’esposizione della popolazione civile all’uranio impoverito provoca danni genetici, difetti di nascita, cancro, danni al sistema immunitario, e altre gravi problemi di salute.
“Posso confermare l’uso di uranio impoverito”, ha riferito il portavoce del Comando Centrale Usa (Cencom) Maggiore Josh Jacques: “La combinazione di uranio impoverito con dosi elevate di esplosivo è stato utilizzato al fine di garantire una maggiore probabilità di distruzione dei camion che l’Isis (Daesh) stava usando per trasportare il petrolio estratto illecitamente”.
Secondo le dichiarazioni di Jacques sono stati sparati un totale di 5.265 colpi perforanti da 30mm ad uranio impoverito. Il 16 novembre, almeno 1.490 su un totale di 1.790 colpi sparati contenevano uranio impoverito, e il 22 novembre, gli aerei da guerra americani A-10 hanno sparato 3.775 proiettili all’uranio impoverito su un totale di 4.530 colpi. Il primo attacco è avvenuto nei pressi di Al-Bukamal in provincia di Deir ez-Zor, con quattro aerei americani che hanno distrutto 46 veicoli. L’attacco si è svolto interamente in territorio siriano. Il secondo attacco, quello del 22 novembre, ha distrutto 293 autobotti nel deserto tra Deir ez-Zor e Hasakah.
Solo nel mese di marzo 2015, il portavoce della coalizione guidata dagli Usa, John Moore, aveva esplicitamente escluso l’uso delle munizioni controverse, dicendo che “noi e gli aerei della coalizione non usiamo e non useremo munizioni all’uranio impoverito in Iraq o in Siria durante l’operazione Resolve”. L’uranio impoverito è apprezzato dai militari degli Stati Uniti per la durezza eccezionale che permette di perforare l’armatura di un carro pesante, anche se il Pentagono aveva spiegato che i colpi perforanti Du non erano necessari perché l’Isis non aveva i carri armati e mezzi con armatura pesante.
L’uranio radioattivo pericolosamente tossico usato nelle ultime guerre
Ironia della sorte, la migliore prova che l’uranio impoverito è pericolosamente tossico e radioattivo – contrariamente a precedenti dichiarazioni – viene dal Pentagono stesso. Un rapporto di giugno 1995 al Congresso Army Environmental Policy Institute (Aepi) ha concluso: “L’uranio impoverito è una scoria radioattiva e, come tale, deve essere depositata in un deposito autorizzato”.
Studi militari fatti nel 1979 e negli anni Novanta rendono chiaro che le armi all’uranio sono chimicamente tossiche, veleni alfa emettono radiazioni che sono un pericolo per le popolazioni invase e per gli invasori. Nonostante questa traccia cautelativa, sono state riprese le scorie radioattive in tutto il mondo: in centri popolati in Iraq nel 1991 (380 tonnellate), in Afghanistan nel 2001 (importi sconosciuta); in Bosnia nel 1994-95 (cinque tonnellate); in Kosovo nel 1999 (10 tonnellate), in Iraq ancora una volta nel 2003 (170 tonnellate); e ora in Siria.
Se l’uranio impoverito è anche il primo sospettato nella condizione medica soprannominata la “Sindrome del Golfo” che affligge i veterani Usa del conflitto 1991 e alcuni caschi blu dispiegati nei Balcani, è nelle zone mediorientali che si sono registrate le maggiori preoccupazioni per gli effetti negativi di questo materiale controverso.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite sull’uranio impoverito pubblicato nel 2014, le armi contenenti Du “costituiscono un pericolo per gli esseri umani e per l’ambiente”, invitando gli Stati membri a condurre studi approfonditi sui loro effetti.
Secondo i medici iracheni e molti scienziati sanitari internazionali, l’uso di armi all’uranio impoverito in Iraq ha causato lo scoppio di malattie mai registrate in precedenza nel Paese, come ad esempio nuove malattie del rene, dei polmoni e del fegato, il totale crollo del sistema immunitario, e un forte aumento di leucemia e casi di anemia soprattutto tra i bambini.
di Cristina Amoroso