Come la Blackwater intende salvare l’Europa dai rifugiati
Erik Prince, il fondatore e dirigente della Blackwater Usa, compagnia militare privata, responsabile di avere aperto il fuoco contro civili iracheni, propone una soluzione militarizzata al problema dei migranti in Europa.
Il Filancial Times ha aperto il nuovo anno con un articolo di Erik Prince, il fondatore della società ex Ceo Blackwater, una società militare privata e di gruppo, responsabile di azioni infamanti, come il massacro di Plaza Nisur a Baghdad del 2007 contro bambini e civili iracheni. L’azienda ha poi intrapreso nel corso degli anni varie azioni per rinnovare la propria immagine e prendere le distanze pubblicamente da connotazioni tossiche.
Ora Erik Prince è presentato dal più autorevole giornale economico-finanziario del Regno Unito come autore di un articolo salva-Europa, dal titolo accattivante “A public-private partnership will solve Europe’s migrant crisis”. L’autore è garbatamente presentato dal Ft brevemente: “Lo scrittore, un ex Seal della marina statunitense, è presidente esecutivo del Frontier Services Group”.
Chi è Erik Prince
Un ex Seal, un membro di una forza d’elite all’interno della Marina degli Stati Uniti specializzata in guerriglia e contro-insorgenza. In qualità di Seal partecipa ad operazioni ad Haiti, Medio Oriente e Balcani. E durante le guerre jugoslave dei primi anni ’90 – afferma nella sua autobiografia – ha avuto l’idea di realizzare una formazione privata per operazioni speciali. Sogno che può realizzare alla morte del padre nel 1995, quando può lasciare il servizio militare e, grazie ad una cospicua eredità, finanzia e forma il suo esercito specializzato, i Blackwater Worldwide. Compra seimila acri della Grande Palude del Nord Carolina e qui istituisce la scuola per operazioni speciali. La società, di cui Prince va molto orgoglioso nonostante le critiche e il suo modus operandi, è stata venduta alla fine del 2010 ad un gruppo di investitori.
Come presidente esecutivo del Frontier Services Group, un società con sede a Hong Kong, Erik Prince è ormai un imprenditore a livello mondiale, filantropo, operatore finanziario di private equity con interessi economici in Africa, Europa, Medio Oriente e Nord America nei settori della logistica, dei servizi di trasporto aereo, la produzione, lo sviluppo delle risorse naturali e l’energia, attivo in tutto il continente africano in settori come l’esplorazione, l’estrazione mineraria e lo sviluppo di energia.
Salvare l’Europa
Nel suo debutto sul Ft, Prince lancia l’allarme: “I governi europei sono stati travolti dalla crisi dei profughi e il pubblico ha perso la pazienza con i suoi capi. Se non si interviene con urgenza, l’esistenza stessa dell’Unione europea è in pericolo”.
A salvare l’Europa ci penserebbe l’uomo che nelle sue memorie, “Guerrieri civili: The Inside Story di Blackwater e gli eroi non celebrati della guerra al terrorismo”, scrive che nel 2009 la società ha ricevuto solo dal Dipartimento di Stato Usa, più di un milione di dollari per i loro servizi in Iraq. Ma che non include i contratti copiose in Afghanistan e altrove, compresi i contributi al programma di attacchi dei droni della Cia.
Il suo piano di riqualificazione per la Libia e di aiuto a combattere i trafficanti è una soluzione “basata su molti anni di esperienza nel mondo degli affari militari e civili”. Poco importa che Prince stesso sia implicato in una discreta quantità di distruzione e di allargamento del caos in Iraq, Afghanistan e in altri luoghi che sono le fonti primarie delle migrazioni in Europa.
La “soluzione” proposta da Prince consiste in un “partenariato pubblico- privato” che si riduce ad una guerra privatizzata ai rifugiati. Vengono proposti “campi base” per il personale di sicurezza “una nuova recenzione di confine” in Libia, con la polizia di frontiera che “consiste in mentori con una formazione europea di applicazione della legge, sostenuta dalla gente del posto addestrata”. Tutto il personale armato, detenzione di migranti, sorveglianza aerea su ogni base e veicoli armati.
L’attuale carenza di sicurezza dei confini della Libia significa per Prince che qualsiasi migrante può “viaggiare incontrollato” per la costa e salire su una barca verso l’Europa. Ovviamente vanno fermati dai suoi mercenari di vigilanza privata che per motivi di sicurezza avrebbero il permesso di varcare i confini a volontà.
Conosciamo la simpatia di Prince per Ronald Reagan e la sua ossessione per il libero mercato e per la “politica militare aggressiva”. Come pure il suo concetto di libertà che significa libertà per il capitale e non per gli esseri umani, significa libertà per il suo conto in banca aperto allo sfruttamento intercontinentale illimitato tra conflitti e miserie, mentre la povera gente in fuga da guerre e persecuzioni economiche devono essere fermate a tutti i costi.
Basti dire a Erik Prince che le sue soluzioni alla crisi europea sono totalmente da rigettare perché l’Europa non vuole risolvere la crisi dei migranti con il perpetuarsi di un conflitto nell’interesse del lucro. Al Financial Time che sul fronte etico non genera molto la promozione di un uomo il cui modus operandi è strettamente intrecciato con le morti di sterminio e le cui operazioni finanziarie sono al limite della legalità. L’Europa non ha bisogno di “essere salvata” con le stesse soluzioni di salvataggio applicate all’Iraq e all’Afghanistan.
di Cristina Amoroso