Incidente Messina: morti da Capitale
Messina – In Italia si muore di tutto. Forse come in ogni altra nazione, se pensiamo che la morte sia un evento inevitabile. In Italia, però, si perde la vita dove non si dovrebbe.
Ci sono lavori dove l’inevitabile, la morte, la metti nel conto. Lo sai che ti può capitare, inconsciamente e non solo. Se sei un agente di Polizia sai che ti potrebbe capitare il peggio. Ci sono dei lavori, però, che l’inevitabile non è contemplato ossia, esci di casa per andare a guadagnare il necessario per vivere e non torni più.
In Italia, i casi del genere, sono tanti. Troppi. E’ successo nuovamente. E’ successo in Sicilia dove di quel poco di lavoro che c’è ci si muore. La morte si è palesata a Messina, al porto, al molo, su di un traghetto. Su un Caronte meccanico che trasporta le anime di chi cerca fortuna, lavoro, impiego, sicurezza, altrove. Quattro lavoratori, esperti, morti, asfissiati dentro la cisterna della nave Sansovino che appartiene alla Caronte.
Quattro morti da Capitale, da profitto. Dove chi lavora deve lavorare per due, per tre e per mansioni che, forse, non gli sono nemmeno dovute ma tant’è. Se non ci sei tu ce ne sono altri 100 a prendere il tuo posto. E’ l’artiglio del Dio mercato che divora e stritola chi si trova in condizioni di necessità, ma esiste qualcuno che non ha necessità di lavorare?
Non esiste, quindi quelle quattro morti sono altri numeri, numeri silenziosi, freddi, statistiche, morti non patologiche ma fisiologiche, perchè ci saranno altri quattro che prenderanno il loro posto, come un circo che deve andare avanti, come uno spettacolo macabro dove politicanti affaccendati dall’impegno di domenica 4 Dicembre troveranno il minuto di indignazione.
E allora ci si prepara per un’altra scenetta, per un’altra mascherata, per un’altra recita. Una faccia triste per la circostanza e poi nuovamente giù, inginocchiati al Dio capitale, a sua divinità il mercato, perchè la politica italiana è quella descritta magistralmente da De Andrè: “Si costerna, si indigna, si impegna e getta la spugna con gran dignità”.
Ecco, alla politica italiana manca la dignità, perchè la spugna, nella salvaguardia dei lavoratori e della sicurezza annessa, l’ha gettata da tempo.
di Sebastiano Lo Monaco