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Daesh, sconfitto un mostro se ne crea un altro

Daesh è stato uno strumento prezioso per Usa, Golfo e gli altri che avevano per obiettivo la destabilizzazione di Siria ed Iraq e il loro smembramento, lo abbiamo detto tante volte. Il fatto è che quella creatura è cresciuta a dismisura ed ha pensato di mettersi in proprio, sfuggendo al controllo di chi l’aveva messa al mondo.

curdiNulla di grave per chi l’aveva manovrata, intendiamoci; continuava a svolgere egregiamente la sua funzione, solo occorreva “contenerla”, impedire che crescesse troppo sparigliando i programmi dei suoi mentori, ma senza danneggiarla seriamente. Per anni l’Amministrazione Obama è stata impegnata in questo grottesco quanto ridicolo gioco, che solo l’enorme potere mediatico Usa è riuscito a tenere in qualche modo in piedi a beneficio delle opinioni pubbliche occidentali.

La “possente” coalizione a guida Usa è servita a questo: mandare nugoli di aerei a svolazzare sul deserto, fingendo di combattere il Daesh salvo aiutarlo quando si trovava in difficoltà. Non si contano gli “errori” compiuti da quegli aerei: lanci di rifornimenti che, per “sbaglio”, finivano proprio in braccio ai Daesh o attacchi che, sempre per “sbaglio”, colpivano chi il Daesh lo combatteva (vedi per tutte la strage di soldati siriani a Deir Ezzour).

Ma il gioco non poteva durare all’infinito, sia perché sul campo c’era ormai chi quei mostri li stava mettendo ovunque in rotta, sia perché diveniva sempre più difficile mascherare quel segreto di Pulcinella. Così, bruciato il Daesh che il suo compito lo aveva svolto a meraviglia, era necessario inventarsi un altro strumento.

Washington non si è limitata ad usare il Daesh ma per anni ha foraggiato in tutti i modi una galassia di gruppi e gruppuscoli di “ribelli”; bande che hanno fatto del controllo e dello sfruttamento di territorio e popolazioni l’unico scopo e per questo spesso in conflitto fra loro, ma che obbedivano comunque all’unico padrone che le allevava.

A questo punto è partita una straordinaria operazione di marketing a beneficio sempre di quelle opinioni pubbliche occidentali, in specie europee, a cui si doveva raccontare che eroici “ribelli” combattevano contro la “sanguinaria dittatura” di Al-Assad. Il nome apposto a quel coacervo di sigle posticce è già di per sé un capolavoro: Forze Democratiche Siriane (Fds o Sdf in inglese).

Ovviamente occorreva dare un’ossatura a quel magma indistinto, e per questo sono stati usati i Curdi delle Ypg allettandoli oltre che con armi e rifornimenti, con la promessa di un appoggio “pesante” nella costituzione di un simulacro di Stato nel nord della Siria, uno Stato dai confini indistinti, in cui inglobare tutti i territori abbandonati dal Daesh e svuotati dal grosso delle popolazioni arabe grazie ad una spietata pulizia etnica.

Il progetto, nella sua formulazione iniziale, è stato stoppato dall’accordo stretto da Ankara con Mosca (e dietro le quinte con Damasco) che ha permesso a Erdogan di tagliare in due l’area su cui i Curdi avevano messo gli occhi, e di respingere indietro quelle milizie.

Fallito quel progetto, e con Mosul stretta dagli Iracheni ed Aleppo sempre più vicina alla liberazione, agli Usa occorre disperatamente un successo mediatico per intestarsi meriti da far valere quando, a Daesh distrutto, si dovrà parlare del riassetto della regione.

E qui parte l’ultima operazione di marketing montata dal soft-power Usa: la campagna per la conquista di Raqqa annunciata pochi giorni fa con grande enfasi da una miliziana curda dinanzi ad una selva di giornalisti; un perfetto spot pubblicitario confezionato ancora una volta per l’Occidente (basti per tutte la trovata di far dare l’annuncio da una donna) ed altrettanto privo di sostanza.

La dichiarazione che sarebbero addirittura 30mila i miliziani impegnati nell’operazione è una chiara bufala ad uso dei media per chiunque abbia una minima conoscenza della situazione, e non è stata fatta la minima menzione al fatto che Raqqa e le aree intorno sono territori arabi che, visti i precedenti, saranno ostili ai progetti Usa e curdi.

Nella realtà a Washington interessa solo l’annuncio ed inserire proprie pedine di disturbo per ostacolare ancora una volta il processo di soluzione delle crisi da essa stessa create e alimentate. Tutto il resto, Ypg e la grottesca creatura posticcia delle Sdf, sono solo fumo mediatico, i “buoni” (fasulli) che gli Usa saranno liberi di aiutare (e manovrare) come credono fino a quando gli converrà.

Insomma, per riassumere in poche parole un lungo discorso, lo Zio Sam sta sostituendo il Daesh ovvero un “marchio” che non tira più, con uno nuovo di zecca, le Sdf, ma che obbedisce ai medesimi meccanismi.

di Salvo Ardizzone

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