Elezioni: il Brasile volta le spalle a Lula
In un Brasile profondamente segnato dalla crisi economica e politica, si è svolto il secondo turno delle elezioni amministrative, le prime consultazioni a svolgersi dopo l’impeachment di Dilma Rousseff: per il Partito dei Lavoratori (Pt) è stato il tracollo.
Sotto l’impatto delle inchieste cavalcate da media etero diretti e opposizione, gli elettori hanno dimenticato gli enormi passi avanti che il Pt di Lula ha fatto compiere al Brasile: a parte una paurosa perdita di consensi che arriva a sfiorare il 70%, è stata una debacle anche nei suoi feudi tradizionali; un disastro aggravato dall’immobilismo dell’attuale vertice, ancora paralizzato dai recenti sconvolgimenti.
La crisi del Pt ha tuttavia segnato un significativo ritorno delle sinistre alternative, che a Rio sono state sconfitte solo al ballottaggio; ma è l’asse di quella che era la sinistra che è andato in frantumi, con scissioni imminenti e fughe anche dalle organizzazioni sindacali che ne facevano una forza indiscussa. In questo, e in molto altro purtroppo, l’offensiva manovrata dalle forze conservatrici attraverso i media che controllano e spezzoni della magistratura, ha centrato pienamente l’obiettivo.
A raccogliere un successo pieno sono stati i socialdemocratici del Psd, gli sconfitti delle presidenziali del 2014 e sostenitori chiave dell’attuale Governo Temer, che si candidano a grandi favoriti per le presidenziali del 2018. Ma si tratta di calcoli effimeri, che non tengono conto dell’operazione, ancora e più che mai in corso, tesa all’azzeramento dell’intera classe politica brasiliana.
Lo stesso vale per il Pmdb dell’attuale presidente Temer, succeduto alla Rousseff a seguito dell’impeachment, che ha avuto un risultato positivo ma cosa che, nel volatile quanto mutevole attuale quadro politico del Brasile, vuol dire molto poco.
L’incredibile frazionamento della politica (34 partiti), gli inusitati tassi di astensionismo e la valanga di schede nulle o bianche hanno dimostrato che un elettorato disilluso e ferito ha si finito per scaricare i mali del Brasile sul Pt, ma non ha scelto alcuna alternativa ponderata fra i protagonisti politici superstiti. D’altronde l’inchiesta “Lava jato” è in pieno svolgimento e, dopo l’arresto dell’ex presidente della Camera Eduardo Cunha, si attendono nuove delazioni che coinvolgeranno tutti i partiti.
In Brasile, la bufera che sta travolgendo l’intera classe politica, aggravata da una crisi economica in cui il passato Governo ha molte colpe, ha delegittimato l’intero establishment sotto i colpi di un’inchiesta pilotata, che ne sta mettendo a nudo tutta la pochezza e la corruzione dinanzi ad un elettorato sempre più disgustato.
Una miscela esplosiva destinata ad azzerare l’intera dirigenza politico-economica del Brasile; un’operazione da manuale per sostituirla in blocco con elementi più affidabili e soprattutto attenti agli interessi che si muovono fra Casa Bianca e Wall Street, come sta già avvenendo.
di Salvo Ardizzone