Ban Ki-moon: “Il Myanmar deve rispettare i diritti umani”
di Giovanni Sorbello
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon ha dichiarato che il Myanmar deve concedere la cittadinanza ai musulmani Rohingya.
Ban ha dichiarato giorni fa nel corso di una conferenza stampa nella capitale del Myanmar, Naypyidaw, con il Consigliere di Stato, Aung San Suu Kyi che migliaia di Rohingya musulmani hanno vissuto per più di quattro anni nei campi nello Stato occidentale di Rakhine, subendo brutali violenze dalla maggioranza buddista.
“Questa non è solo una questione di diritto della comunità Rohingya ad avere la cittadinanza”, ha dichiarato Ban, aggiungendo che: “Le persone che hanno vissuto per generazioni in questo Paese dovrebbero godere dello stesso status giuridico e della cittadinanza come tutti gli altri”.
Il premio Nobel Aung San Suu Kyi è stata duramente criticata da vari gruppi per i diritti internazionali che l’accusano di non aver affrontato la difficile situazione dei Rohingya.
Ban ha invitato la nuova leadership del Myanmar ad avere “pieno rispetto” per i diritti umani, sottolineando: “La nuova leadership deve ora superare la discriminazione, garantire l’uguaglianza e promuovere lo sviluppo per tutti, nel pieno rispetto dei diritti umani”.
La scorsa settimana, il governo di Myanmar, sotto la pressione della comunità internazionale, ha annunciato di voler istituire un gruppo consultivo presieduto da Kofi Annan, ex segretario generale delle Nazioni Unite, per trovare “soluzioni ai problemi complessi e delicati” nel Rakhine.
Reagendo alla nomina di Annan, Ban ha affermato che avrebbe sostenuto il lavoro del suo predecessore nel Rakhine e lavorare con le autorità centrali del Myanmar per affrontare la questione dei Rohingya. “Tutto il popolo del Myanmar, di ogni etnia e religione, dovrebbe essere in grado di vivere in armonia a fianco con i loro vicini.”
L’1 luglio, Yanghee Lee, relatore speciale dell’Onu sul Myanmar, ha riferito che il governo del Myanmar deve porre immediatamente fine alla discriminazione profonda praticata contro i Rohingya e gli altri musulmani nel Rakhine.
Il 20 giugno scorso, l’ufficio delle Nazioni Unite sui diritti umani ha riferito che i musulmani Rohingya sono stati oggetto di molteplici e gravi forme di violazione dei diritti umani, tra cui la negazione della cittadinanza, il lavoro forzato e la violenza sessuale.
Centinaia di Rohingya sono rimasti uccisi e decine di migliaia sfollati a causa degli attacchi da parte di estremisti che si definiscono buddisti.