Papa Francesco sul serio affronta gli abusi sui minori?
Con un documento intitolato “Come una madre amorevole”, Papa Francesco ha approvato una nuova procedura per rimuovere i vescovi che nelle diocesi e negli istituti religiosi coprono i sacerdoti che commettono il grave reato di abuso sessuale sui minori.
Bergoglio ha stabilito che d’ora in poi i casi di negligenza saranno esaminati dalle quattro congregazioni competenti (Vescovi, Evangelizzazione dei popoli, Chiese Orientali e Istituti di vita consacrata) e poi la decisione finale sulla rimozione del vescovo sarà presa dal Papa, assistito da un apposito Collegio di giuristi costituito da cardinali e vescovi.
Come ha precisato il portavoce del Vaticano padre Federico Lombardi, “da notare due punti: la mancanza di diligenza può esserci anche ‘senza grave colpa morale’ da parte del vescovo. Nel caso di abusi su minori è sufficiente che la mancanza di diligenza sia grave, mentre negli altri casi si richiede mancanza di diligenza molto grave”.
La mossa, annunciata dal Papa sabato scorso, risponde ad una domanda da lungo tempo rivolta dalle vittime di abusi, che hanno accusato il Vaticano di una politica di cover-up, e i vescovi di spostare i preti accusati di abusi in un’altra parrocchia, invece di riferire alla polizia o alle autorità ecclesiastiche.
Pur riconoscendo che le leggi ecclesiastiche già autorizzavano la rimozione di un vescovo per negligenza, il numero 193 mai applicato, con la nuova procedura che parla di “gravi ragioni” e del fatto che “trattandosi di una normativa su procedure non si pone questione di retroattività o meno”, rimane il dubbio circa l’impegno del Vaticano per affrontare la questione.
La mossa arriva poco dopo la difesa del pontefice di un cardinale francese, Philippe Barbarin, accusato di avere insabbiato le accuse mosse contro Bernard Preynat, sacerdote della sua diocesi, accusato di abusi sessuali dei ragazzi. Il cardinale il 20 maggio è stato ricevuto in Vaticano, per un incontro privato con il pontefice, ed ha negato ogni accusa. Il Papa ha dichiarato che sarebbe “imprudente” chiedere le dimissioni del cardinale mentre il caso giudiziario prosegue, sostenendo che facendolo “equivarrebbe a un’ammissione di colpa”. “Sulla base delle informazioni che ho, credo che il cardinale Barbarin di Lione abbia preso le misure necessarie e che abbia le cose sotto controllo. Egli è coraggioso, creativo, un missionario. Ora abbiamo bisogno di attendere l’esito dei procedimenti giudiziari civili”, ha affermato Francesco al quotidiano cattolico La Croix.
Più vicino a noi è il test chiave che il pontefice deve affrontare in questi giorni sulla penosa questione relativa al cardinale australiano, George Pell. Francesco dall’inizio del pontificato ha duramente attaccato i sacerdoti pedofili. Eppure, nonostante le accuse di decine di vittime e quelle dei giudici australiani, il cardinale George Pell, braccio destro di Bergoglio finito nel mirino della Commissione d’inchiesta di Camberra, resta saldo sulla sua poltrona di segretario per l’economia. Bergoglio nominerà un successore di Pell al compimento dei 75 anni o ne respingerà le dimissioni, lasciandolo segretario dell’importante carica?
Durante la sua visita negli Stati Uniti lo scorso settembre, il pontefice ha incontrato vittime di abusi sessuali nella Chiesa cattolica e ha promesso che i responsabili avrebbero affrontato la giustizia. Ma, si sa, in Vaticano la tempistica va piuttosto a rilento.
L’attenzione del mondo sulla questione dei preti pedofili all’interno della Chiesa Cattolica è stata riaccesa dalle sei nomination agli Oscar per il film di “Spotlight”, il più grande scandalo ad affliggere l’istituzione nel secolo scorso. Eppure, con negligenza per l’opinione pubblica mondiale, appena due settimane prima degli Oscar, il membro più schietto della Commissione per la tutela dei minori, voluta dal Papa due anni fa, è stato rimosso dall’incarico.
Si tratta di Peter Saunders, che ha fondato l’Associazione Nazionale per le persone vittime di abusi durante l’infanzia, uno degli attivisti anti-abusi più schietti del mondo. Il suo licenziamento, alla fine di febbraio, è stato visto da molti come un segnale che, dietro le quinte, la chiesa cattolica mantiene le sue vecchie cattive abitudini. Peter Saunders ha criticato la gestione della chiesa di un altro caso nel Missouri, dove il vescovo Robert Finn è rimasto al potere anche dopo essere stato accusato di non riuscire a segnalare gli abusi sessuali su minori, mentre un ex ambasciatore del Vaticano, Józef Wesołowski è morto recentemente, prima che andasse sotto processo in Vaticano per il possesso di pornografia infantile.
Ma si sa, Papa Francesco è occupato altrove, oltre la solita attività di visitare i prigionieri, i migranti, le popolazioni indigene e le famiglie delle vittime della violenza dei trafficanti di droga, mentre nella città del Vaticano si alternano lotte intestine a cicloni travolgenti di pubblicità sul Papa del film “Chiamatemi Francesco”, o del libro “Il nome di Dio è misericordia”, con lancio mondiale in 85 Paesi, promosso sui Tg della sera grazie alla presenza di un guitto che tifa per Francesco (Benigni). Un’orgia di comunicazione, pubblicità, pubbliche relazioni del Papa buono che piace a tutti, un’orgia di quella mondanità spirituale che lo stesso Papa bolla nei cattolici.
di Cristina Amoroso