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Iran: si rafforza la cooperazione militare fra Mosca e Teheran

di Redazione

Media e analisti del mondo arabo vicino a Riyadh e ai suoi alleati, da tempo stanno concentrando l’attenzione sulla portata della crescente cooperazione militare fra Russia e Iran, tentando di comprendere se si tratti di una scelta strategica del Cremlino, finalizzata a far conseguire a Teheran la supremazia nell’area, o una semplice mossa tattica dettata dall’attuale coincidenza d’interessi in Siria.

Tuttavia, gli indizi di partnership si vanno moltiplicando: dopo la fornitura in corso degli S-300 e la notizia di un accordo sui carri T-90 (nella versione più aggiornata), adesso si parla di avanzate trattative per la cessione del caccia pesante multiruolo Su-30 all’Iran; ancora non è chiaro in quale versione, se il Su-30SM dispiegato con la Task Force russa in Siria o la nuova versione da esportazione SU-30SME, appena meno prestante, a cui è interessata anche la Malesia, ma il “Flanker” (così si chiama) è comunque un velivolo assai riuscito, capace d’impensierire qualunque nemico.

Dopo la caduta delle sanzioni, l’Iran intende rinnovare i suoi assetti militari per dotarsi di una credibile deterrenza nell’area; si tratta di un mercato stimato in circa 15 Mld di dollari e la Russia è destinata a fare la parte del leone nelle forniture. Già questo basterebbe a spiegare un avvicinamento, perché una simile mole di commesse militari sarebbe impensabile senza una solida assonanza geopolitica fra Mosca e Teheran.

Ma sono diversi gli analisti russi che intravedono fra i due Paesi una vera e propria alleanza strategica, e si parla già di basi militari congiunte in territorio iraniano e di ulteriori accordi che permetterebbero il passaggio di assetti militari russi dal Mar Caspio evitando la Turchia. Insomma, un’intesa che va ben oltre quella instaurata con la Cina, un Paese giudicato troppo “ingombrante” e con un differenziale di potenza economica troppo elevato perché si possa instaurare una vera alleanza regionale.

La prospettiva di un Iran attrezzato per respingere qualunque aggressione, e con un saldo asse politico con Mosca, di fatto chiuderebbe i giochi politici mediorientali, spingendo al parossismo le paure di Riyadh e Israele di veder tramontare definitivamente il sistema di potere che ha consentito loro di spadroneggiare nell’area.

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