Netanyahu parla ad Aipac: come da remoto ti comando gli Usa
di Redazione
Si era aperto due giorni fa a Washington il congresso di Aipac, American Israel Public Affairs Committee, organizzazione della lobby israeliana negli Stati Uniti che monitora presso il Congresso Usa ogni questione che tocchi gli interessi di Israele, e ne pilota le politiche.
L’influenza di Aipac è altissima fino ad attirare i presidenti Usa ai suoi congressi, come fu nel 2012 con Obama. Lunedì era presente il vice presidente Biden. Quindicimila i presenti, c’erano anche i 2/3 dei senatori statunitensi battezzandolo a evento filo israeliano più esteso d’America.
Quattro i candidati alle presidenziali Usa che hanno voluto approfittare del congresso, percorrendone la passerella per giurare fedeltà allo Stato ebraico tra i rispettivi impegni e obiettivi in politica estera.
Clinton ha definito ‘pericolosa e un grande errore l’eventualità di volgere le spalle a Israele’, ha criticato il movimento di boicottaggio di Israele e ha invitato il presidente Netanyahu alla Casa Bianca in segno di distensione rispetto a un presente che qualcuno nel governo israeliano vive come un periodo di allontanamento da Obama a causa dell’accordo con l’Iran. Distacco puramente propagandistico dal momento che l’amministrazione Obama sarà ricordata anche per gli enormi finanziamenti accordati allo stato d’occupazione della Palestina. Sull’Iran, trovandosi Clinton in una posizione a metà tra il non poter condannare apertamente l’accordo di Obama, né infastidire la lobby presente al congresso, ha promesso il massimo dei controlli su eventuali violazioni all’accordo da parte di Teheran. Clinton ha ricevuto molto spazio e il suo messaggio veicolato è stato una sorta di ‘il migliore presidente americano per (gli interessi di) Israele sarò io’.
Tra gli interventi dei candidati alla presidenza Usa è prevalso uno spirito d’attacco e due i filoni più discussi sono stati il conflitto israelo-palestinese e l’accordo Obama-Iran sul nucleare. Aipac aveva condotto una durissima opposizione a quell’accordo fino anche disprezzando pubblicamente Obama. Per questo, il discorso di Biden è stato accolto tiepidamente.
Il candidato repubblicano Kasich, governatore dell’Ohio, ha condannato l’amministrazione Obama per “aver raggiunto un accordo col nemico” e ha promesso pieno supporto a Israele e alla storica partnership tra i due paesi.
Seppur deriso dalla platea, anche il candidato più discusso, Trump, ha usato l’accordo che ha messo fine alle sanzioni definendo l’Iran ‘il paese che più sostiene il terrore’. La scelta di ospitare Trump al congresso Aipac è stata contestata da 40 rabbini per le sue celebri posizioni contro l’ingresso dell’immigrazione musulmana in America.
Cruz, repubblicano e governatore del Texas, ha voluto dimostrare alleanza allo stato ebraico attraverso la negazione dell’esistenza della Palestina ante ‘48 ed è stato inequivocabile nel promettere alla lobby presente ‘nessuna neutralità se sarà nominato presidente degli Stati Uniti’.
Nella seconda giornata di ieri c’è stato l’atteso intervento di Netanyahu via satellite. Ufficialmente il premier di Israele avrebbe cancellato la sua partecipazione al congresso in presenza a causa dell’assenza di Obama dal paese.
Prevedibile il suo discorso da remoto è stata una parata propagandistica in cui Netanyahu ha detto di aspettarsi dal presidente americano il veto a qualunque iniziativa unilaterale palestinese in sede di Consiglio di sicurezza Onu.
“Qualunque iniziativa non aiuterà il processo di pace bensì lo allontanerà. (…) Se opteranno per il Consiglio di sicurezza Onu, allora i palestinesi daranno il colpo di grazia al loro Stato”, ha detto Netanyahu.
Così dicendo Netanyahu ha voluto contrastare le parole di Biden quando nel suo intervento aveva affermato che ‘nessuna delle parti è interessata alla pace’.
Per Netanyahu il vice presidente Usa è da smentire nella misura in cui quest’ultimo sostenga l’idea di due Stati per due popoli, uno dei peggiori incubi dello Stato d’occupazione israeliano.