Droni a Sigonella, l’ultimo segreto di Pulcinella
Droni – Che l’Italia fosse un Paese a sovranità limitata, prono ad ogni richiesta Usa, è cosa arcinota, e se anche volessimo scordarlo i fatti ce lo ricordano costantemente; da ultime sono due le notizie che certificano la sudditanza di Roma: l’una ribadisce l’impiego di Sigonella per le operazioni dei Reaper ad uso e consumo di Washington; l’altra è la condanna della Corte di Strasburgo per la squallida vicenda di Abu Omar.
Sigonella è la più grande base Usa (Usa, badate, non della Nato) del Mediterraneo; laggiù, insieme ad infiniti altri assett militari, da anni sono ospitati i droni, sia gli enormi Global Hawk per la ricognizione strategica e sorveglianza, che i Reaper d’attacco, la versione più prestante dei Predator. Gli stessi droni la cui collaborazione per la Libia Renzi chiese invano nel suo viaggio a Washington.
Che quei velivoli venissero usati a discrezione per gli interessi Usa dall’Africa al Medio Oriente era il segreto di Pulcinella, che adesso il Wall Street Journal ha reso noto insieme ad un accordo segreto confermato dai Ministri della Difesa e degli Esteri italiani. In teoria, nell’intesa siglata a gennaio (senza che né Parlamento, né Commissioni parlamentari ne sapessero nulla) ci sarebbero diversi caveat che ne limiterebbero l’impiego a un carattere “difensivo”, anche se ci è difficile immaginare cosa significhi. Nella realtà si è voluto soltanto dare una “copertura” istituzionale a quello che accadeva già da molto tempo, in vista di un prossimo aumento esponenziale delle missioni, soprattutto in Africa.
In pratica, all’Italia, a suo tempo, è stato seccamente rifiutato ogni aiuto ed essa, per risposta, ha concesso ufficialmente il permesso agli Usa di compiere le sue missioni per i suoi esclusivi interessi dal territorio italiano.
Della sporca storia del rapimento dell’imam Abù Omar s’è tanto parlato, come pure della condanna emanata dalla Magistratura malgrado depistaggi, reticenze e ostacoli d’ogni tipo frapposti dalle Autorità per ostacolare in ogni modo le indagini. Una condanna che ha appurato, oltre alla colpevolezza di numerosi agenti della Cia, la piena complicità, ad ogni livello, di Servizi, Polizia e finanche del Governo, che è giunto ad apporre il segreto di Stato sulla vicenda nel tentativo di insabbiarla.
Adesso, la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per il rapimento e la detenzione illegale dell’imam; nelle motivazioni della sentenza è detto esplicitamente che, in base alle prove, le Autorità italiane erano a conoscenza del rapimento di Abù Omar, del suo trasferimento all’estero e delle torture a cui sarebbe stato sottoposto.
Inoltre, viene denunciato che l’Italia ha applicato il segreto di Stato al solo scopo di impedire che i responsabili dovessero rispondere del crimine, e che malgrado gli sforzi degli inquirenti nell’identificare i colpevoli, la loro condanna non ha avuto seguito a causa del comportamento del Governo che ha fatto di tutto per coprirli e permetterne la fuga.
Come si vede due fatti diversi, ma che certificano per l’ennesima volta lo stato di totale sudditanza verso gli Usa di questa Italia priva di sovranità e dignità.
di Salvo Ardizzone