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Bashar al-Assad: “80 Paesi forniscono supporto illimitato ai terroristi in Siria”

di Manuela Comito

Domenica 21 febbraio, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano spagnolo ‘El Pais’, il Presidente Siriano Bashar al-Assad ha ribadito ancora una volta che più di 80 nazioni hanno supportato militarmente e finanziariamente i cosiddetti ‘ribelli’ che da cinque anni devastano la sua terra. Puntando il dito in particolare contro Turchia e Arabia Saudita, Assad ha sottolineato che la ‘sponsorizzazione’ straniera, tutt’ora attiva e senza limiti, avviene in varie forme: i militanti vengono reclutati e ricevono denaro, armamenti, supporto logistico e, addirittura, legittimazione politica in diverse sedi internazionali.

Il Presidente ha avuto parole di gratitudine per l’Iran e per la Russia che, cooperando con le forze di Damasco, hanno reso possibile l’inversione di tendenza di questi cinque lunghi anni di guerra, e ha definito ‘essenziale’ il loro supporto per i recenti successi dell’armata araba siriana. I recenti sviluppi hanno anche spinto la Turchia e l’Arabia Saudita a dichiararsi disposte ad un intervento di terra con il pretesto di combattere l’Isis. Non si è fatta attendere la replica del Presidente Siriano che ha dichiarato che “se ciò dovesse accadere, Damasco sarebbe pronta a trattare loro come tratta i terroristi. Stiamo solo difendendo il nostro Paese. Questa è un’aggressione. Loro non hanno alcun diritto di interferire, né politicamente né militarmente, in Siria. Questa è una palese violazione del Diritto Internazionale e, come cittadini siriani, l’unica possibilità che abbiamo è di combattere e di difenderci”.

Assad ha, inoltre, elogiato l’operato delle forze russe che, con estrema precisione e cautela, hanno scelto gli obiettivi da colpire nelle aree rurali, risparmiando i civili. Tanto che non ci sono prove che gli attacchi russi abbiano causato vittime tra la popolazione. Mentre ci sono molte prove che siano stati i raid americani a provocare le uccisioni di molti civili nella parte nord-orientale della Siria. In merito ai negoziati di pace, Assad ha dichiarato: “Siamo disposti a negoziare con l’altra parte, con i patrioti siriani legati al loro Paese, ma senza dubbio non possiamo negoziare con i terroristi, e per questo è fallita la conferenza”.

Per quanto concerne il futuro della Siria, Assad auspica la formazione di un governo di unità nazionale che riunisca tutte le correnti politiche, e ha dichiarato che il primo atto di questo governo sarà la stesura di una nuova Costituzione. Alla successiva, provocatoria, domanda del giornalista, sul destino personale del Presidente e sulla sua carriera politica, Assad ha risposto con pacatezza: “Restare al potere non è il mio obiettivo. Non mi importa della mia presenza al potere. Per me, se il popolo siriano mi vuole al potere, allora lo sarò, in caso contrario, non lo sarò. Se non posso aiutare il mio Paese, allora devo lasciare immediatamente”.

Infine, un’ultima, significativa riflessione rivolta ai rapporti con i Paesi dell’America Latina: “I Paesi più lontani dalla Siria hanno una visione molto più realistica di ciò che sta accadendo in Siria rispetto agli europei, ai quali siamo più vicini. Parlo a livello ufficiale e dei cittadini. Ci conoscono di più e sostengono la Siria in tutte le sedi internazionali e non hanno cambiato la loro posizione fin dall’inizio della crisi”, ha concluso il Presidente Siriano.

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