Sud Sudan, devastato dalla guerra civile e dalla fame
E’ salito a 40mila il numero di quanti in Sud Sudan stanno morendo di fame, se gli aiuti umanitari tardano a raggiungerli. Viva preoccupazione è stata espressa dalle Nazioni Unite per la grave crisi alimentare nelle zone devastate dalla guerra civile.
E’ quanto emerso dalla dichiarazione congiunta rilasciata lunedì scorso dall’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), dal Fondo Onu per l’infanzia (Unicef) e dal programma World Food (Wfp): “Quasi il 25 per cento della popolazione del Paese ha urgente bisogno di assistenza alimentare, e almeno 40mila persone sono sull’orlo della catastrofe”.
Secondo Jonathan Veitch, il rappresentante dell’Unicef in Sudan meridionale, “le famiglie stanno facendo tutto il possibile per sopravvivere, ma ora sono sull’orlo della catastrofe”.
Le regioni più colpite si trovano nel governatorato settentrionale di Unity, una volta regione chiave nella produzione di petrolio del paese, poi teatro di pesanti scontri tra le truppe governative e i ribelli. Anche le contee di Leer, Chitarre, Koch e Mayendit sono state segnalate come aree gravemente colpite.
Veitch ha chiesto inoltre “accesso illimitato” per le zone in crisi, motivando la richiesta con il fatto che molte delle aree, dove i bisogni sono maggiori, si trovano fuori dalla portata “a causa della violenza in corso tra le truppe governative e le forze ribelli”. Solo tre mesi fa, secondo un altro rapporto dei tre organismi delle Nazioni Unite, l’emergenza alimentare riguardava 30mila persone.
I combattimenti hanno interrotto i raccolti, i prezzi del cibo e del carburante sono aumentati e alcune famiglie di sfollati sono costretti a sopravvivere con un solo pasto giornaliero di pesce e ninfee. Una carestia ufficiale non è ancora stata dichiarata, ma quasi un milione di persone vive in una situazione “catastrofica”, il più alto livello di emergenza alimentare secondo la classificazione del Food Security Phase, che classifica la fame su una scala da uno a cinque. Secondo l’Ipc, una carestia viene dichiarata quando il 20 per cento della popolazione è considerata in una situazione catastrofica.
La guerra civile è iniziata nel dicembre 2013, quando il presidente Salva Kiir ha accusato il suo ex vice Riek Machar di pianificare un colpo di Stato, scatenando un ciclo di omicidi, di rappresaglie che ha diviso il Paese lungo linee etniche. Entrambe le parti sono accusate di perpetrare massacri etnici, reclutamento di bambini e per aver commesso stupri, torture e trasferimenti forzati di popolazioni. La violenza continua in Sud Sudan nonostante un accordo di cessate il fuoco raggiunto tra le truppe governative e i ribelli lo scorso agosto. Entrambe le parti in numerose occasioni sono state accusate di aver violato l’accordo.
Ben altre speranze dovevano nutrire i sud sudanesi quando nel febbraio del 2011 il presidente Silva Kirr annunciò il risultato del referendum che sanciva la nascita del Sud Sudan e dichiarò che: “Il popolo aveva votato per la libertà, l’equità, la giustizia e la democrazia” intraprendendo “un sentiero di pace permanente caratterizzato dalla dignità umana”!