Inizia da Roma il tour europeo di Rouhani
Lunedì arriva a Roma il presidente iraniano Hassan Rouhani per una visita di tre giorni, la prima compiuta all’estero dopo il ritiro delle sanzioni internazionali; con lui c’è una delegazione di Ministri ed esponenti di spicco dell’economia iraniana.
Il viaggio era previsto già a novembre, ma gli attacchi terroristici di Parigi avevano suggerito di rinviarlo; troppa la tensione per quei massacri perché potesse svolgersi serenamente, perché potesse essere data la giusta attenzione ai tanti dossier rimasti congelati per troppo tempo. E in fondo, forse, è stato anche meglio: allora il traguardo dell’implementazione degli accordi di Vienna era un probabile futuro, adesso è cosa fatta.
Il programma del viaggio prevede un fitto calendario di incontri con le più alte cariche dello Stato italiano, con il Papa e con i rappresentanti dell’economia italiana, interessati a rilanciare i rapporti bloccati dalle sanzioni. Esponenti dei due Paesi nei settori di petrolio e gas, agricoltura e alimentare, gestione delle acque e opere ingegneristiche, s’incontreranno per intessere relazioni e sviluppare quanto già esaminato nelle precedenti missioni economiche e commerciali, che hanno visto centinaia di aziende italiane in Iran.
Per un certo periodo Roma è stata la prima partner commerciale di Teheran e ancora nel 2011 era la seconda fornitrice di beni della Ue dopo Berlino. Adesso, l’Italia ha tutto l’interesse di cogliere l’opportunità offerta dalla dirigenza iraniana, che l’ha scelta per iniziare il suo tour europeo; un assist determinato sia dai suoi storici buoni rapporti, sia dalla posizione defilata tenuta nei tempi più bui, quando Usa, Israele e i Paesi del Golfo facevano di tutto per ghettizzare la Repubblica Islamica.
L’Iran è un Paese assai diverso da quello dipinto da tanta stampa: ha 78 milioni di abitanti, una popolazione giovane e altamente scolarizzata con quattro milioni di studenti universitari (di cui oltre della metà donne) e 43 milioni di utenti internet.
Malgrado abbia le seconde riserve di gas al mondo dopo la Russia e le quarte di petrolio, non è un “petrostato” ma vanta un’economia differenziata in cui emergono numerose eccellenze proprio grazie ad una forza lavoro mediamente giovane e qualificata. Insomma, un Paese stabile e solido, ideale per investirvi e con cui sviluppare sinergie, con prospettive di grande crescita che la Banca Mondiale ha stimato in almeno il 5-5,5% all’anno per il prossimo triennio.
Il fatto è che i nemici dell’Iran, persa la battaglia per impedire gli accordi di Vienna, non demordono ed usano il proprio enorme potere mediatico per distorcere la realtà, continuando a dare di Teheran una visione semplicemente falsa. E più che mai adesso, in occasione di questo viaggio.
Per questo a novembre, alla vigilia del previsto arrivo della missione iraniana, c’erano stati una caterva di articoli, interviste, commenti e servizi, studiati ad arte per mettere nella peggiore luce un Paese colpevole di opporsi all’imperialismo di Washington, alla brutalità del sionismo, alla follia criminale di Riyadh e dei suoi vassalli del Golfo; l’unico Paese, insieme alla Russia, che a tutt’oggi mette uomini sul campo per combattere sul serio quelle bande di sanguinari terroristi foraggiate alla grande dalla stessa congrega dei suoi nemici (ancora e sempre gli Usa, Israele e i Paesi del Golfo). Adesso, che le sanzioni sono cadute e il buon diritto dell’Iran è stato riconosciuto, c’è la consegna di minimizzare l’avvenimento, anche se non mancano gli attacchi velenosi.
È singolare come il circo mediatico, tanto attento a criticare Teheran, abbia passato e passi ancora sotto silenzio 36 anni di crimini nei confronti dell’Iran: tentativi di colpi di stato e di sovversione, sanzioni, omicidi mirati di scienziati, addirittura l’abbattimento di un aereo di linea solo per citarne alcuni e una guerra commissionata e pagata all’allora utile Saddam Hussein, che ha causato almeno un milione di morti.
Questo e molto altro ancora potrebbe rinfacciare Teheran a un Occidente succube e asservito a lobby e centri di potere che vorrebbero continuare a spadroneggiare, malgrado il mondo sia ormai cambiato. Il loro tempo è ormai scaduto, prima o poi lo comprenderanno anche i tanti media che, per sudditanza e interesse, continuano a raccontare una realtà bugiarda che non c’è.