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Gaza, crisi sanitaria senza precedenti, manca il 35% dei farmaci essenziali

Gaza – “La grave crisi sanitaria ha raggiunto livelli senza precedenti. Il Ministero non dispone delle risorse umane, dei materiali e dei presidi necessari per far fronte a questa situazione”. Con queste parole il dottor Ashraf al-Qudra, portavoce del Ministero della Sanità a Gaza, ha delineato la drammatica situazione del settore sanitario in una conferenza stampa con i media palestinesi tenutasi giorni fa allo Shifa Hospital.

Al-Qudra ascrive al governo di Ramallah (Autorità palestinese) la responsabilità di queste carenze che mettono in serio pericolo la salute e perfino le vite dei pazienti. Alla domanda se siano in atto contatti con soggetti esteri e donatori internazionali per tentare di arginare la crisi, il dottor Al-Qudra ha risposto: “Siamo in costante contatto con i donatori arabi e musulmani e con la comunità internazionale, al fine di evitare una grave crisi sanitaria a Gaza, ma fino a questo momento siamo ancora in attesa che emerga una reale e decisiva presa di posizione a sostegno del popolo palestinese”, ha dichiarato il portavoce, sottolineando che il Ministero è stato costretto a sospendere alcuni servizi essenziali.

Egli ha accusato il governo di Ramallah di aver privato Gaza delle sue risorse riducendo fino al 12% la fornitura di farmaci essenziali e presidi medici, di aver bloccato gli stipendi del personale sanitario e ignorato la necessità di coprire i posti di lavoro vacanti nelle strutture sanitarie. Mancano 154 tipi di farmaci, il 32% di quelli essenziali, antibiotici e vaccini.

A Gaza non è permesso vivere

Secondo la lista dettagliatamente redatta dal Ministero della Difesa israeliano, a Gaza non è permesso l’ingresso dei cosiddetti materiali ‘dual use’. Sono prodotti che possono avere un duplice utilizzo. Materiali chimici come dietilenetriammina, trietilenetetramina, amminoetilpiperazina, etilendiammina e una serie di catalizzatori, che se entrano nel processo di preparazione di medicinali nelle industrie farmaceutiche diventano salvavita, se invece diventano componenti di razzi e munizioni, si trasformano in un “pericolo” per lo Stato di Israele. E allora tutto bandito dal governo di Tel Aviv, a discapito di chi con quei farmaci, nella Striscia, può scorgere la guarigione. La quantità di farmaci che dalla Cisgiordania raggiunge effettivamente Gaza, copre appena il 5-7% del fabbisogno locale”.

L’impossibilità di trattare pazienti affetti da emofilia, talassemia, cancro, malattie croniche del sangue li ha costretti a trasferirsi all’estero per ricevere cure adeguate facendo crescere in maniera significativa il tasso di pazienti costretti a lasciare la Striscia. Al-Qudra ha sottolineato che il Ministero della Sanità di Gaza ha dovuto ridurre i propri servizi di ambulanza e di trasporto a causa della mancanza di carburante e anche i generatori degli ospedali risentono di questa carenza.

Al-Qudra ha accusato l’occupazione israeliana di negare il diritto alla salute ai civili gazawi con l’imposizione della chiusura dei valichi e il divieto di far entrare i generi di prima necessità. Ha accusato anche il regime egiziano di corresponsabilità nella grave crisi che sta aggravando la situazione sanitaria, esortandolo a riaprire il valico di Rafah per consentire l’ingresso degli aiuti medici e il passaggio dei pazienti verso gli ospedali egiziani. Al-Qudra ha, infine, esortato la comunità internazionale, le organizzazioni sanitarie e le istituzioni per i diritti umani ad intraprendere un’azione concreta e urgente per sollevare il blocco illegale che strangola la Striscia di Gaza una volta per tutte.

di Manuela Comito

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