di Redazione
Dal 5 luglio Francesco è in America Latina in un viaggio che l’ha portato in Ecuador, Bolivia ed ora in Paraguay; una scelta voluta e sottolineata di visitare Paesi che rappresentano la periferia del mondo.
Nei numerosi incontri, e dinanzi a folle immense, ha continuato a condannare il capitalismo selvaggio e lo strapotere di quello che chiama il dio Denaro, a cui sostiene debba essere contrapposta un’economia tesa a ridistribuire le ricchezze del mondo, che sono e devono rimanere di tutti.
Facendo seguito a quanto dichiarato prima della partenza presentando l’enciclica “Laudato si”, in tutti i suoi discorsi ha messo al centro i “campesinos”, i “cartoneros”, i poveri, condannando la società dello scarto, che sfrutta ed emargina chi non può essere utile all’accumulo di denaro.
Nel programma di Francesco, il viaggio ha anche una ponderata valenza simbolica, perché precede quello che farà a settembre, quando, dopo essersi recato a L’Avana, parlerà dinanzi al Congresso americano, primo Papa a farlo.
A Washington, forte del prestigio e del peso internazionale acquisito, farà sentire il messaggio degli oppressi, in una sfida che vede l’establishment statunitense sempre più inquieto.
