Discorso della Guida Suprema della Repubblica Islamica dell’Iran in occasione della quinta edizione della conferenza internazionale del Risveglio islamico (2011)
Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso
La Pace, la Benedizione e la Grazia di Allah siano su di voi
La lode appartiene ad Allah, il Signore degli uomini, e la pace e la benedizione siano sul nostro profeta Mohammad, la sua progenie pura e i suoi discepoli prescelti.
Disse Allah, l’Invincibile, il Saggio: “O Profeta, temi Allah e non obbedire né ai miscredenti, né agli ipocriti. In verità Allah è sapiente, saggio. Segui ciò che ti è stato rivelato dal tuo Signore. In verità Allah è ben informato di quel che fate. Riponi fiducia in Allah: Allah è sufficiente patrono”.
(Parti pronunciate in arabo, le righe sottolineate sono tratte dal Corano, i primi tre versetti della sura Al-Ahzab/ndr)
Do il benvenuto ai presenti ed ai cari ospiti.
Ciò che ci ha riuniti qui è il risveglio islamico, cioè uno stato di coscienza ed evoluzione nella Ummah islamica che ora ha creato un grande cambiamento tra i popoli della regione ed ha dato vita a rivoluzioni ed insurrezioni che non potevano mai essere previste dai demoni che dominano la regione ed il mondo; sollevamenti grandiosi che hanno distrutto le mura della dittatura e dell’imperialismo sconfiggendone i guardiani.
Non c’è dubbio che i grandi cambiamenti sociali sono sempre basati su radici storiche e inerenti alla civiltà, e sono l’esito dell’unione di conoscenze ed esperienze. Negli ultimi 150 anni la presenza di grandi intellettuali e combattenti islamici in Egitto, Iraq, Iran, India ed altri paesi dell’Asia e dell’Africa, ha gettato le basi per la creazione della situazione attuale.
L’altro elemento che ha avuto un ruolo evidente nella formazione del pensiero profondo odierno nel mondo islamico fu l’esperienza degli anni ’50 e ’60 dei paesi islamici; questi paesi vennero governati da regimi prevalentemente orientati verso pensieri ed ideologie materialiste che, per via della loro natura, poco dopo la loro nascita, caddero nella tela delle potenze imperialiste e colonialiste dell’Occidente.
La vicenda della grande Rivoluzione Islamica in Iran, dove, come disse l’Imam Khomeini, “il sangue vinse contro la spada”, e che portò alla formazione del sistema duraturo, forte, coraggioso e progredito della Repubblica Islamica, e l’effetto di questo paese sul mondo islamico di oggi, sono poi altri elementi che avrebbero bisogno di lunghe spiegazioni e sicuramente verranno analizzati dagli storici.
Come conclusione, si può pertanto dire che la realtà che invade sempre più il mondo islamico, non è una miriade di fatti sparsi senza radici storiche, sociali e intellettuali, in modo che i nemici o gli analisti superficiali la possano liquidare come un’onda passeggera o casuale e spegnere il lume della speranza nei cuori dei popoli con analisi deviate ed ostili.
Io in questo discorso fraterno voglio soffermarmi su tre punti fondamentali:
- Uno sguardo breve all’identità di queste rivoluzioni e sollevamenti.
- Un esame delle sfide e dei pericoli che minacciano queste rivoluzioni.
- Suggerire alcune soluzioni per superare le sfide e prevenire i pericoli.
- Sul primo argomento, secondo me l’elemento più importante di queste rivoluzioni è la presenza reale e diffusa della gente negli sviluppi e nella scena della lotta e della Jihad. La gente partecipa non solo con il cuore e la fede, ma pure con il corpo. C’è grande differenza tra questa presenza diffusa ed una insurrezione guidata da un gruppo di militari o persino da un gruppo di combattenti che si battono dinanzi agli occhi indifferenti della gente, o tra una gente che è d’accordo con l’insurrezione ma non partecipa.
Nei fatti che si verificarono negli anni ’50 e ’60 nei paesi africani ed asiatici, il gran peso delle rivoluzioni non fu portato da interi popoli ma da piccoli gruppi golpisti o piccoli gruppi armati. Loro decisero ed entrarono in azione, ma quando loro stessi o la generazione dopo di loro, a causa di certe cause, cambiò il proprio corso, la loro identità cambiò e i nemici presero in mano di nuovo il controllo dei loro paesi.
Questo è completamente differente da un cambiamento che viene veicolato dalle masse popolari, che sono pronti a dare anima e corpo e a sacrificarsi per cacciare il nemico. In questa situazione è la gente che crea gli slogan e stabilisce gli obbiettivi, identifica il nemico, lo presenta, lo insegue ed infine cerca di realizzare, anche se in maniera sommaria, il suo futuro prediletto. Per questo non permette la deviazione e la scesa a patti col nemico ai personaggi collaborazionisti e nemmeno agli elementi dei nemici travestitisi da alleati.
Nel movimento basato sulla forza della gente, è possibile che la rivoluzione venga ritardata, ma la forza di questo movimento fa sì che non sia superficiale e instabile. Tutto ciò è un qualcosa di puro del quale Dio parlò così:
“Non hai visto a cosa Allah paragona la buona parola? Essa è come un buon albero, la cui radice è salda e i cui rami [sono] nel cielo” (Corano, sura Abramo, v.24/ndr).
Io quando vidi attraverso la tv l’intero corpo del glorioso popolo egiziano in piazza Tahrir capii che quella rivoluzione avrebbe vinto. Voglio rivelare una cosa: dopo la vittoria della rivoluzione islamica e la formazione del sistema islamico in Iran, che creò un sisma nei governi materialisti d’Occidente e d’Oriente, e scatenò in maniera senza precedenti i popoli islamici della regione, noi pensavamo che l’Egitto si ribellasse prima di ogni altro paese. L’esperienza ed il passato della Jihad, e i grandi intellettuali e pensatori dell’Egitto, avevano creato nei nostri cuori questa aspettativa. Dall’Egitto però non si udiva nulla di chiaro.
Ma dopo sì, questo segreto sacro, e cioè la volontà di insorgere, gradualmente si formò nel pensiero del popolo egiziano e prese forza, e nel momento più opportuno della storia si palesò creando una scena piena di imponenza.
La Tunisia, lo Yemen, la Libia ed il Bahrain avranno lo stesso destino, e tra loro c’è chi attende, ma non ci sarà cambiamento per il loro destino.
In rivoluzioni come queste, i principi, i valori, gli obiettivi, non sono stati collocati nei manifesti scritti a tavolino da gruppi o partiti, ma sono nella mente e nel cuore della gente presente nella rivoluzione che esprime in tutti i modi, con gli slogan ed il suo comportamento, i suoi ideali.
Con questo calcolo si può comprendere chiaramente che le basi delle rivoluzioni attuali della regione, in Egitto e negli altri paesi, sono in primo piano le seguenti:
– Il risveglio e la ricostruzione della dignità e della gloria nazionale, che col tempo è stata danneggiata con la presenza di dittatori corrotti e con il dominio politico degli Usa e dell’Occidente.
– Issare la bandiera dell’Islam, che è il credo profondo ed amato della gente, e la creazione di una società sicura, giusta e progredita grazie alla sharia islamica.
– Resistere dinanzi al dominio e ai tentativi di breccia dell’America e dell’Europa, che negli ultimi due secoli hanno danneggiato e umiliato nel peggiore dei modi i vostri paesi.
– La lotta contro il regime occupatore e falso dei sionisti, che è come un pugnale conficcato dal colonialismo nel corpo della nostra regione, ed è uno strumento per proseguire il dominio satanico delle potenze e un regime che ha scacciato dalla sua terra un intero popolo.
Indubbiamente le rivoluzioni della regione si basano su questi pilastri che non sono affatto positivi per l’America, l’Occidente e il Sionismo; loro si adoperano per negare queste realtà, ma negando queste realtà non le si può nascondere.
La natura “popolare” di queste rivoluzioni è l’elemento più importante nella formazione della loro identità. Le potenze straniere cercano di mantenere in questi paesi i dittatori corrotti e dipendenti con le ultime tattiche e smettono di sostenerli solo quando comprendono che non ci sono più speranze per fermare la volontà popolare; per questo non hanno il diritto di ritenersi partecipi nelle vittorie della gente. Nemmeno in un luogo come la Libia, l’ingerenza e l’intromissione dell’America e della Nato possono inquinare la verità. In Libia la Nato ha provocato crimini gravi. Se non ci fosse stata l’intromissione dell’America e della Nato, il popolo avrebbe vinto più tardi, ma invece non sarebbero state distrutte tutte le infrastrutture, non sarebbero morti tutti questi civili innocenti e soprattutto i nemici, che per lunghi anni avevano aiutato Gheddafi, oggi non farebbero la figura degli amici del popolo libico.
Il popolo, gli intellettuali e coloro che sono parte della gente sono i padroni di queste rivoluzioni, e sono loro che hanno il dovere di difenderle e tracciarne il tragitto, e Inshallah lo faranno.
(Sfide e pericoli dinanzi alle rivoluzioni nei paesi islamici/ndr)
- Per quanto riguarda le sfide e i pericoli…Per prima cosa bisogna dire che i pericoli ci sono, ma ci sono pure le vie per salvaguardarsene. Lo stare attenti ai pericoli non deve terrorizzare i popoli. Lasciate che siano i vostri nemici ad aver paura di voi e sappiate che “…in verità l’inganno di Satana è debole” (frase detta in arabo/ndr).
Dio a proposito di alcuni dei mujahedin degli albori dell’Islam ricorda: “Dicevano loro: “Si sono riuniti contro di voi, temeteli”. Ma questo accrebbe la loro fede e dissero: “Allah ci basterà, è il Migliore dei protettori. Ritornarono con la grazia e il favore di Allah, non li colse nessun male e perseguirono il Suo compiacimento. Allah possiede grazia immensa”.
Bisogna conoscere i pericoli per non lasciarsi sorprendere e saper correre ai ripari al momento del bisogno. Noi abbiamo affrontato questi pericoli dopo la vittoria della rivoluzione islamica ed abbiamo ottenuto molte esperienze, e per volere di Dio e grazie alla guida dell’Imam Khomeini e per via dei sacrifici della nostra gente, li abbiamo superati indenni, anche se i complotti contro di noi proseguono e prosegue anche la risposta attenta della nostra gente.
Io divido in due gruppi questi pericoli: quelli che hanno radice in noi stessi e sono dovuti alle nostre debolezze, e quelli che il nemico crea direttamente.
Il primo gruppo di fenomeni sono di questo tipo: pensare o credere che dopo il crollo del regime corrotto e dittatoriale del passato tutto è fatto; sentirsi sicuri della vittoria. Poi la perdita della volontà è il primo pericolo, e questo diventa più grande quando ci sono individui che vogliono accaparrarsi il merito della rivoluzione portata a termine da tutto il popolo.
La questione della battaglia di Ohod (una delle battaglie degli albori dell’Islam/ndr) e la questione di alcuni musulmani che lasciarono le loro postazioni per racimolare un bottino di guerra causando la sconfitta dei musulmani ed il biasimo di Allah l’Altissimo nei loro confronti, è un esempio simbolico che non deve essere mai dimenticato. Farsi impaurire dall’apparente potere degli imperialisti e temere l’America e le altre potenze è un’altro di questi problemi del primo gruppo da cui bisogna stare lontani. Intellettuali coraggiosi e giovani, cacciate la paura dal vostro cuore! Fidarsi del nemico e farsi ingannare dai suoi sorrisi, dalle sue promesse e dal suo sostegno è un’altro grande pericolo, che minaccia soprattutto i leader delle rivoluzioni e gli intellettuali. Il nemico ed i suoi segni bisogna conoscerli sotto qualsiasi forma e abito si presentino, e bisogna difendere il popolo e la rivoluzione dal nemico che si è travestito da amico. L’altra faccia della medaglia è farsi conquistare dalla superbia e reputare ingenuo il nemico; il coraggio deve essere accompagnato dalla saggezza e dalla lungimiranza.
Dinanzi ai demoni, che siano Jinn o uomini, bisogna adoperare tutte le proprie potenzialità divine. Creare divisione e divergenza tra i rivoluzionari e far breccia nelle loro file da parte del nemico, è un’altra grande minaccia.
I pericoli del secondo gruppo sono già stati affrontati in passato dalla maggior parte dei popoli della regione. Il primo pericolo è la salita al potere di individui alleati dell’America e dell’Occidente.
L’Occidente dopo il crollo inevitabile delle sue pedine, mira a salvaguardare i sistemi e le sue leve di potere e cerca di mettere una nuova testa sul corpo di questi regimi per mantenere il suo dominio.
Ciò vorrebbe dire sprecare tutto l’impegno e tutti gli sforzi. In questa fase, se incontreranno l’intelligenza e la resistenza della gente, cercheranno di deviare in diversi modi la rivoluzione e i pensieri della gente. Questo tipo di complotto può anche comprendere la proposta di modelli di governo o costituzioni che facciano cadere di nuovo i paesi islamici nella trappola della colonizzazione culturale, politica ed economica dell’Occidente. Questo tipo di minaccia può pure materializzarsi attraverso il sostegno a correnti deviate e misteriose dei rivoluzionari e l’emarginazione dei veri e autentici rivoluzionari. Anche ciò significherebbe il ritorno del dominio occidentale ed il rafforzamento dei modelli occidentali estranei alle rivoluzioni.
Se queste tattiche non funzionano, l’esperienza ci dice che allora vengono usate tecniche come la creazione di disordine, il terrorismo ed il tentativo di scatenare guerre civili tra i seguaci delle diverse religioni, o tra razze e tribù e partiti diversi, o addirittura scatenare guerre tra nazioni vicine, oppure usare sanzioni e bloccare i conti ed i patrimoni nazionali e aggredire i paesi con campagne propagandistiche.
L’obbiettivo di tutte queste cose è stancare la gente, indurre in essa rassegnazione e farla pentire di aver sfidato le potenze. In questo caso, senza la forza della gente, sconfiggere le rivoluzioni sarà facile e possibile. Basterà uccidere gli intellettuali influenti oppure offuscare la loro figura e, dall’altro canto, corrompere alcuni di loro con i metodi abituali che i paesi occidentali usano.
Nell’Iran islamico, quando i rivoluzionari conquistarono il “nido di spie” statunitense a Teheran, compresero che tutti questi complotti erano stati preparati ad arte contro il popolo iraniano. Per loro far ritornare il loro dominio nei paesi dove ci sono state le rivoluzioni, è un principio per la cui realizzazione si è autorizzati a compiere tutte queste sporche azioni.
- Nella parte finale delle mie parole, voglio dare dei suggerimenti basati sulle mie esperienze dirette nel nostro Iran e basate sugli studi che ho condotto sugli altri paesi. Non c’è dubbio che le condizioni delle nazioni e dei paesi non sono tutte uguali ma ci sono principi chiari che possono essere utili per tutti.
La mia prima parola è che affidandosi a Dio e con la speranza nelle Sue promesse di vittoria fatte ai fedeli nel Corano, e con l’uso della ragione, della saggezza e del coraggio, si possono vincere tutte le sfide. Bisogna ammettere però che ciò che voi state facendo è molto grande e determinante, e per questo ci sarà bisogno di un grande sforzo.
Il consiglio importante e di sentirsi sempre partecipi nella rivoluzione, di sentire sempre presente Dio, credere nel suo aiuto e non farsi prendere dalla superbia dopo le vittorie.
L’altro consiglio, è ripassare perennemente i principi della rivoluzione. Gli slogan devono combaciare con i principi ed i valori dell’Islam. Indipendenza, libertà, giustizia, la non resa dinanzi al colonialismo, il no alle discriminazioni razziali e religiose, il no chiaro al sionismo. Questi sono i pilastri delle rivoluzioni odierne dei paesi islamici e sono tutti tratti dall’Islam e dal Corano.
Scrivete i vostri principi sulla carta; salvaguardate le vostre origini con sensibilità; non permettete che siano i nemici a scrivere i principi dei vostri governi futuri; non permettete che i principi islamici vengano sacrificati per interessi passeggeri. La deviazione nelle rivoluzioni inizia dalla deviazione degli slogan e degli obbiettivi. Non fidatevi mai dell’America, della Nato e di regimi criminali come Inghilterra, Francia e Italia, che hanno saccheggiato e diviso tra loro per molto tempo le vostre terre; diffidate di loro e non credete al loro sorriso; dietro a quei sorrisi ci sono i complotti ed i tradimenti”. Questa è un’altra parte del discorso di oggi della guida suprema iraniana, il sommo Ayatollah Khamenei, che mette in guardia i musulmani nei paesi dove il risveglio islamico ha portato alla vittoria delle rivoluzioni. Trovate la vostra soluzione issando la sorgente generosa dell’Islam e restituite loro le loro ricette.
L’altro consiglio importante è quello di evitare divergenze religiose, razziali, tribali e di frontiera. Riconoscete le differenze e gestitele. L’intesa tra le confessioni islamiche è la chiave della salvezza. Coloro che incendiano le divergenze religiose dichiarando l’apostasia di questa o quella confessione, diventano volontariamente o involontariamente gli aiutanti di Satana.
Creare dei sistemi di governo è la vostra grande impresa. È un lavoro difficile. Non permettete che i modelli laici o liberali dell’Occidente, o il nazionalismo estremista, o il comunismo marxista, vengano imposti ai vostri popoli. Il fronte d’Oriente è crollato ed il blocco occidentale è rimasto in piedi solo con la guerra e l’inganno e non avrà lo stesso un destino felice. Il passare del tempo è a loro scapito e a favore dell’Islam.
L’obbiettivo finale deve essere la Ummah islamica unita e la formazione della civiltà islamica moderna, basata sulla religione, l’intelletto, la scienza e le virtù morali. La liberazione della Palestina dalle grinfie dei sionisti è l’altro grande obbiettivo. I paesi dei Balcani e del Caucaso e dell’Asia Occidentali si sono salvati dall’Unione Sovietica dopo 80 anni; ed allora pure la Palestina potrebbe liberarsi dopo 70 anni dalla prigionia dei sionisti!
L’attuale generazione dei paesi islamici ha questa capacità e può riuscire in queste grandi imprese. La generazione odierna è motivo di gloria per quelle passate. Credete nella nuova generazione, risvegliate in questa la capacità di credere in sé ed aiutatela con le esperienze degli anziani.
Devo ora ricordare due concetti importanti e pertinenti:
Primo: i popoli che si sono liberati con le rivoluzioni vogliono essere partecipi nella determinazione del loro futuro e vogliono eleggere i loro rappresentanti, e visto che sono musulmani, credono necessariamente nella “democrazia islamica”; in altre parole i governi vengono scelti dalla gente e i principi dominanti della società sono quelli basati sulla shariah islamica. Ciò può realizzarsi nei diversi paesi in modalità differenti a seconda delle condizioni particolari di ogni nazione, ma bisogna stare molto attenti alla democrazia liberale occidentale. La democrazia laica e le altre forme anti-religiose o secolari non hanno nulla a che vedere con la democrazia islamica, che s’impegna a rispettare i valori e le linee principali degli insegnamenti islamici.
Il secondo concetto è che l’islamismo non deve essere confuso con l’estremismo e l’esagerazione. Tra questi due il limite deve essere ben chiaro. Gli estremismi religiosi che di solito sono accompagnati dalla violenza, sono un segnale di mancato progresso e di allontanamento dagli obbiettivi della rivoluzione, e ciò potrebbe allontanare la gente dalle leadership rivoluzionarie e causare la sconfitta delle rivoluzioni.
(Conclusione/ndr)
Riassumo: parlare di Risveglio Islamico non significa parlare di un concetto vago e ambiguo e senza un significato particolare; significa indicare un preciso e determinato fenomeno reale che può essere sentito, che ha riempito l’atmosfera della regione, ha creato grandi cambiamenti ed ha fatto crollare pericolose pedine nemiche. Nonostante ciò, la scena è fluida e sono possibili sviluppi di qualunque genere.
I versetti del Corano che ho letto all’inizio sono il miglior piano d’azione. Vennero ispirati al Profeta in un momento sensibile e difficile della sua vita, ma in realtà quei versetti sono rivolti a tutti noi. Il primo consiglio, in questi versetti, è il timore di Allah nel suo significato più esteso, e poi il rifiuto della sottomissione agli ingiusti ed ai miscredenti e infine l’invito a seguire il messaggio divino.
Leggiamo di nuovo quei versetti:
“O Profeta, temi Allah e non obbedire né ai miscredenti, né agli ipocriti. In verità Allah è sapiente, saggio. Segui ciò che ti è stato rivelato dal tuo Signore. In verità Allah è ben informato di quel che fate. Riponi fiducia in Allah: Allah è sufficiente patrono”.
Pace, Benedizione e Grazia di Allah su di voi