La Palestina diviene ufficialmente membro della Corte Penale Internazionale
Il I aprile la Palestina è ufficialmente divenuta il 123esimo membro della Corte Penale Internazionale. L’adesione al tribunale dell’Aja rappresenta un grande passo, in quanto consentirà ai palestinesi di accusare Israele per i crimini di guerra commessi durante l’offensiva dell’estate 2014 “Protective Edge” contro la popolazione inerme della Striscia di Gaza, e per crimini contro l’umanità per ciò che concerne quella che possiamo definire la ‘normale amministrazione’ dei Territori Occupati e di Gaza da parte del governo di Tel Aviv.
E, tanto per intenderci, rientra nella normale amministrazione israeliana ogni sorta di barbarie possibile: incursioni notturne nelle abitazioni civili, arresti di minori, danneggiamento e abbattimento di abitazioni civili e di infrastrutture di proprietà araba, uno sconsiderato abuso della “detenzione amministrativa” (l’arresto senza alcun capo di imputazione, per imprecisati ‘motivi di sicurezza’), l’uso della tortura durante gli interrogatori, lo sradicamento di ulivi secolari e il danneggiamento di coltivazioni, la limitazione della libertà di movimento con i checkpoints e il muro in Cisgiordania, la violazione del diritto alla salute, la violazione del diritto al lavoro, la violazione dei diritto allo studio, la violazione del diritto alla proprietà e ad usufruire delle proprie ricchezze e risorse, la violazione del diritto al ritorno.
La decisione palestinese di aderire alla Corte Penale Internazionale è maturata nel mese di gennaio, dopo che da decenni si susseguono tentativi, sempre falliti, di condurre dei negoziati di pace che pongano fine alla politica israeliana di espansione degli insediamenti coloniali, illegali per la legge internazionale (la IV Convenzione di Ginevra vieta di costruire su terre sottratte illegalmente). La reazione intimidatoria, in pieno stile israeliano, non si è fatta attendere: il governo di Tel Aviv ha bloccato 127 milioni di dollari in tasse dovuti all’Autorità palestinese secondo gli Accordi di Oslo, mettendo in grave difficoltà le autorità palestinesi.
Secondo quanto riporta Press Tv, il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat ha annunciato che già il 30 marzo la Cpi ha iniziato a indagare sui crimini di guerra commessi da Israele durante l’ultima offensiva contro Gaza, sulla scorta di un dossier (di cui vi abbiamo già parlato, si veda a questo proposito www.ilfarosulmondo.it/fidh-allaja-israele-ha-commesso-crimini-di-guerra-contro-i-civili-di-gaza) presentato dalla Federazione Internazionale per i Diritti Umani (Fidh), in cui vengono evidenziati sia i crimini di guerra sia i crimini contro l’umanità perpetrati dal governo israeliano. Un’ultima riflessione che è più una speranza: che questa adesione alla Cpi non si risolva in un atto tanto formale quanto inutile, com’è avvenuto in passato per le circa 70 Risoluzioni Onu sistematicamente e impunemente trasgredite da Israele, ma che sia il primo passo per rendere giustizia al Popolo Palestinese.