La grande ipocrisia della guerra contro il terrorismo internazionale
Terrorismo – In seguito al video pubblicato dallo Stato Islamico e all’uccisione di 21 cristiani coopti in Libia, il presidente del Sudan, Omar al-Bashir ha portato l’attenzione sulle cause della nascita dell’Isis sottolineando che l’operato del gruppo terroristico non è in linea con i precetti islamici e con il Corano. Al-Bashir, infatti, ha sottolineato che “non c’è un musulmano che compirebbe simili azioni”.
Il presidente sudanese sarebbe fino ad ora, se non l’unico, uno dei pochissimi uomini di Stato e politici che si sono fatti portatori di un’idea che si sta diffondendo a macchia d’olio nell’opinione pubblica mondiale. Tra questi anche il sindaco della città di Ankara, che ha affermato che anche gli attacchi terroristici di Charlie Hebdo sarebbero imputabili al Mossad e che farebbero parte della strategia di Netanyau per “accrescere l’ostilità nei confronti dei musulmani”. Secondo Al-Bashir dietro i continui attacchi terroristici dell’Isis di al-Baghdadi e Boko Haram che fanno capo a Aboubakar Shekau, ci sarebbero i servizi segreti statunitensi e israeliani, Cia e Mossad.
Negli ultimi mesi sia l’Isis, in tutto il medio oriente e il nord africa, che Boko Haram nei territori di Nigeria, Niger e Chad, hanno dimostrato il loro crescente potere distruttivo. Boko Haram ha recentemente reclamato il massacro nella città di Baga nel nord-est della Nigeria. Il presidente nigeriano si fa fautore di una politica non-interventista, anzi affermando che il governo sarebbe in grado di arrestare l’escalation del gruppo, e instaurare un dialogo con i miliziani che in larga parte sono giovani, e riuscire a smuoverli dalle loro idee radicali.
Non sappiamo quanto di tutto ciò sia vero. Un’ingerenza statunitense nell’affaire Isis sembrerebbe ormai accertata e avvalorata anche dalle parole di una noto e importantissimo intellettuale, Noam Chomsky. Ma bisogna tener altresì conto che molta della classe politica internazionale si è macchiata essa stessa di crimini che però si tenta di nascondere, o minimizzare in confronto agli immani crimini di cui si sta macchiando l’Isis. Infatti, il presidente Al-Bashir non avrà digerito l’ultimo rapporto di “Human Rights Watch”, che afferma che le truppe sudanesi hanno assaltato più di 200 donne e bambine nella città di Tabit. Il presidente bollando il rapporto come una notizia data da una radio (Radio Dabanga) che mostra ostilità nei suoi confronti, oltre a far parte di opposta fazione politica fondata da Israele.
di Carolina Ambrosio