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Roma e Malavita: quei criminali senza onore passati ancora per “estremisti”

di Giovanni Sorbello e Salvo Ardizzone

Nelle ultime settimane i palazzi della politica capitolina sono stati scossi da inchieste, scandali e da un’ondata di arresti eccellenti. Avevamo affrontato giorni fa il clima pesante che si respirava nelle stanze del Campidoglio, ma quella di pochi giorni fa rappresenta una “bomba” che reputiamo meriti di essere affrontata sotto diversi aspetti. Che Roma Capitale fosse al centro di enormi interessi, ruberie e malaffare è solo una storia vecchia e risaputa da tutti, seppur ha da sempre goduto di coperture e complicità varie e trasversali.

Sono molti gli scandali, gli inciuci e gli intrecci criminosi che hanno segnato la storia di Roma, o per lo meno, negli ultimi 40 anni. Dal Vaticano, meglio conosciuto come “la lavatrice d’oltre Tevere”, con il suo codazzo di scandali, corruzione e intrighi internazionali, alla famigerata Banda della Magliana, quel manipolo di ragazzini di periferia che dai furti sono finiti al centro dei più grossi atti criminosi nazionali.

Roma è un verminaio dove si coagulano i peggiori interessi della Nazione; forse sono proprio questi aspetti ad aver concesso ai vari amministratori&company una sorte di immunità alle loro nefandezze; tutti hanno sempre saputo, ma succedeva nella Capitale, e cosa più importante faceva comodo a tutti, punto.

La retata effettuata giorni fa a Roma da carabinieri e polizia contro politici, imprenditori e i soliti squallidi malavitosi, che ha portato dietro le sbarre ben 37 persone e altre cento iscritte nel registro degli indagati, ha rotto quegli equilibri che per decenni hanno retto la gigantesca rete del malaffare capitolino.

Tra gli indagati troviamo nomi illustri, dall’ex sindaco Gianni Alemanno ad attuali assessori della giunta Marino, da destra a sinistra giusto per non scontentare nessuno, poichè nessuno era fuori da quel sistema. Tra gli arrestati, oltre a diversi imprenditori, consulenti e prestanome, ritroviamo “vecchie e squallide facce” del più becero banditismo, che ancora oggi vengono identificati dai media e dalle autorità giudiziarie, come appartenenti a certe aree dell’estremismo politico romano degli anni ’70, e non solo.

Questo scandalo oggi scuote gli ambienti politici tutti, se ne parla e se ne parlerà per un pò, ma probabilmente l’inchiesta si concluderà come tradizione italiana insegna. A pagare saranno solo coloro che qualcuno ha deciso di vendere in pasto alla “giustizia”, il resto, ne uscirà fuori più pulito di prima.

Ma crediamo che in questa vicenda ci siano aspetti che meritano una particolare attenzione. Ci riferiamo al ruolo ambiguo, e non solo, di quelle figure storiche della malavita romana arcinote a magistratura, polizia e servizi segreti anche per le dimostrate contiguità. La cosa che ci disgusta è vedere come questi personaggi vengano presentati ancora oggi come militanti dell’estremismo politico della Capitale, con preciso riferimento a gruppi attivi negli anni ’70 e ’80.

Da oltre 30 anni questi individui sono protagonisti assoluti di tutto ciò che di losco e sporco si muove lungo le rive del Tevere. Hanno mosso i primi passi negli anni ’70, gli anni delle contestazioni giovanili, degli opposti estremismi e soprattutto della strategia della tensione. Roma in quegli anni era un continuo ribollire di tensioni, manifestazioni di piazza e scontri.

Spesso ai vari gruppi politici si affiancavano dei giovani che si avvicinavano a quegli ambienti per i motivi più disparati; non era l’idea a muoverli, ma altro. Lo scontro ideologico, orchestrato ad arte dai “Padroni oltre oceano”, sfociò presto in uno scontro armato che portò allo svilimento della spinta ideale, il vero motore di quelle contestazioni giovanili, facendo emergere il famigerato “spontaneismo armato”, uno strumento ideale da manovrare e che portò intere generazioni al macello.

I “compagni” e i “camerati” furono sostituiti da balordi senza onore pronti a vendersi al migliore offerente (servizi, Vaticano, grande finanza e così via) che, dichiarandosi i nuovi “rivoluzionari“ ammazzavano per una pistola, per una rapina o per qualche altra ragione sporca e futile, lasciando una spaventosa quanto inutile scia di sangue e dolore; erano così divenuti pedine fondamentali di quel potere che con il sangue di quelle generazioni si era fortificato. Alle idee, ai sogni e alle speranze, qualcuno, aveva sostituito odio, violenza e interesse.

Sono trascorsi oltre 30 anni, a Roma si spara solo per regolamenti di conti interni al traffico della droga, il Vaticano è sempre al suo posto, forse un pò più “ripulito” rispetto a quegli anni, mentre la Banda della Magliana è solo un lontano – e per qualcuno nostalgico – ricordo. Ma diversi di quei criminali ancora oggi recitano ruolo di primo piano negli “affari” della Capitale. Non hanno più bisogno di sparare sotto una falsa veste rivoluzionaria, hanno soldi e “protezione” a non finire. Forse è proprio oggi che questi individui hanno un vero ruolo nella politica. Le foto che abbiamo visto in questi giorni confermano quale sia la vicinanza e la contiguità con le più alte cariche istituzionali.

Abbiamo ritenuto opportuno e doveroso fare questa seppur lunga sottolineatura per dire una volta per tutte, che quei criminali nulla hanno a che spartire con realtà politiche. Non si può parlare di estremisti “rossi” o “neri”, ma solo di criminali senza onore che oggi come ieri si confermano i più fedeli servitori di quel potere che ha infranto i sogni di intere generazioni.

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