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Oltre due milioni di catalani dicono “Si” all’indipendenza, ma per la Spagna è illegale

di Salvo Ardizzone

Domenica 9 il popolo catalano s’è incolonnato ordinatamente in lunghe file, per esprimere civilmente la sua voglia di autodeterminazione, ed è stato un plebiscito a che la Catalogna assuma lo status di Nazione. Era una consultazione priva di valore formale, dopo che per due volte la Corte Suprema (su posizioni strettamente centraliste) ne aveva dichiarato l’illegalità, ed il Governo centrale da parte sua le ha tentate tutte per ostacolarla, ma se 2.100mila cittadini son stati disposti ad attendere anche ore per deporre in urne di cartone un “Si” che non potrà cambiare in nulla la loro situazione, qualcosa vorrà pur dire!

Solo Rajoy, un Premier che ha svenduto la Spagna alle banche tedesche ed alla Cancelliera, e governa (si fa per dire) su un Paese distrutto, con una disoccupazione alle stelle (circa doppia di quella italiana, è tutto dire), un deficit stratosferico e un’economia che stagna, poteva parlare di farsa e disobbedienza, liquidando la faccenda con un “la costituzione non lo prevede”.

Quello della Catalogna è un nodo politico: un territorio, con una popolazione che ha una sua storia, una sua cultura, una sua lingua, s’interroga sul proprio futuro e vuole esserne padrone, rifiutando i diktat di uno Stato centrale che s’è dimostrato lontano, sordo e inadeguato. La scusa che i confini nazionali siano intangibili è puerile; proprio ieri, il 9 novembre, era il 25° anniversario del crollo d’un Muro che ha dimostrato al mondo il contrario: i confini sono eterni solo nella mente di chi ha tutto l’interesse a mostrarli tali.

Ripetiamo: il problema è solo e soltanto politico; il premier catalano Arturo Mas sa bene che la consultazione non avrà frutti pratici immediati, ma simbolici e politici si, ed ha già messo in conto un incontro con Rajoy per i prossimi passi. Fra un anno ci saranno le elezioni generali in Spagna, e i partiti tradizionali mostrano la corda, insidiati da chi vuole scegliere strade diverse intestandosi il proprio destino, come per altra via chiedono anche i sostenitori di Podemos.

Sia come sia è un fatto che ascoltare milioni di cittadini sia un obbligo per qualsiasi Governo; rifiutarsi, arroccandosi in una chiusura netta, non rivela solo i bassi interessi di bottega che lo suggeriscono, ma anche una spaventosa inadeguatezza.

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