In Italia l’unica economia che avanza è quella criminale
Nei giorni scorsi vi abbiamo dato conto d’una grandine di dati negativi sul Sistema Italia: disoccupazione, recessione, stipendi (chi ce l’ha) bloccati, ma il 30 agosto il Centro Studi della Cgia di Mestre ci comunica che c’è una cosa che nel nostro Paese va più che mai alla grande: l’economia criminale.
Secondo lo studio, elaborato su dati della Banca d’Italia, il valore delle sole transazioni illecite concordate fra venditore e acquirente quali contrabbando, traffico di stupefacenti e di armi, smaltimento illegale di rifiuti, gioco d’azzardo, prostituzione e ricettazione sarebbe pari a 170 Mld, come dire il Pil del Lazio. E attenzione, dal calcolo sono esclusi i reati violenti come furto, rapina, estorsione e usura che, soprattutto gli ultimi due, hanno un’enorme diffusione e muovono somme immense.
A testimonianza dell’esplosione dell’economia criminale, c’è l’incredibile impennata di denunce di operazioni sospette (in pratica riciclaggio) pervenute all’Uif della Banca d’Italia dagli intermediari finanziari: nel 2013 sono state 64.415, con un aumento del 212% (!) dal 2009.
Lasciamo a voi il giudizio su uno Stato che lascia morire l’economia reale, con folle di disoccupati e miriadi di aziende costrette ad abbassare per sempre le saracinesche, mentre permette tranquillamente ai delinquenti d’ingrassare e moltiplicarsi.