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Sicilia: continuano gli sbarchi di disperati tra le “chiacchiere” dei politicanti

di Redazione

Ancora una tragedia nel Mediterraneo: 50 miglia al largo delle coste libiche, l’ennesimo barcone carico di disperati è naufragato; unità militari italiane e mercantili hanno salvato 268 naufraghi e recuperato fin’ora due salme, ma il numero complessivo delle vittime è tutt’altro che accertato. 

Anche se ormai simili fatti non fanno più notizia, tra venerdì e domenica, le unità italiane impiegate nell’operazione Mare Nostrum hanno raccolto 2.500 persone, fra loro molte donne e minori. È un’onda umana che continua a crescere e a cui continuiamo a non saper dare risposta. 

Il problema è serio quanto sottovalutato, ma la soluzione non può essere quella di cui aveva lo spudorato cinismo di vantarsi Maroni, Ministro dell’Interno dell’ultimo Governo Berlusconi: allora, si pagavano fior di soldi a Gheddafi perché allestisse autentici campi di concentramento dove quei disgraziati venivano rinchiusi in condizioni inumane (e lontani da occhi indiscreti), sottoposti a torture e stupri. E neppure è una soluzione quella prospettata da taluni, d’allargare le braccia per accogliere tutto e tutti: semplicemente non ci sono le risorse, non ce lo possiamo permettere, punto. 

A parte le speculazioni indecenti, fatte sulla pelle di quei disgraziati usati per raggranellare qualche voto, la questione è complessa e occorrerebbe usare quanto meno buonsenso e realismo, perché non esiste un’unica soluzione a un fenomeno simile. Ma prima d’ogni cosa, il problema non è e non dovrebbe essere solo italiano, perché quei poveracci, nella stragrande maggioranza, non è in Italia che vogliono venire, ma, appena possono, cercano di raggiungere altri Paesi dell’Europa dove spesso hanno parenti, e comunque, dell’Europa noi facciamo parte e siamo una frontiera.

A parte questi pochi commenti a caldo, sono molte le cose che si dovrebbero aggiungere, ma non è questa la sede per un approfondimento che ci ripromettiamo d’affrontare a breve; è certo però che deve cambiare l’atteggiamento di molti, troppi, Paesi europei, che trincerandosi dietro belle parole e pochi spiccioli, nella sostanza se ne lavano le mani lasciando l’Italia negli impicci.  

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