In Italia esplode la povertà
La crisi che ci ha investiti, e l’incapacità di fronteggiarla dei governi che si sono succeduti, hanno dilatato a dismisura l’area del disagio sociale, raddoppiando tra il 2007 (ultimo con il Pil in apprezzabile crescita) e il 2012 (ultimo di cui si hanno dati completi ed esaustivi) il numero dei poveri in Italia. Infatti, nel rapporto “Il bilancio della crisi” la Caritas evidenzia che coloro che vivono in povertà assoluta (non in stato di disagio, che sono assai di più), sono passati dai 2,4 milioni del 2007 ai 4,8 del 2012 (oggi, nel 2014, le stime parlano di numeri purtroppo molto più pesanti).
Il documento evidenzia che la povertà non solo è aumentata, ma ha toccato aree geografiche prima ritenute scarsamente vulnerabili come il Centro-Nord, e segmenti sociali fin’ora non a rischio come famiglie con due figli (e quindi non numerose), con componenti occupati e con capofamiglia giovane, rivoluzionando la tradizionale caratterizzazione del fenomeno, che lo vedeva emergere fra gli anziani e le famiglie numerose, essenzialmente residenti al Sud.
A fronte dell’esplodere di questo flagello, il documento della Caritas sottolinea come le risposte dei Governi che si sono succeduti siano state carenti e comunque non incisive; in poche parole, è mancata totalmente la comprensione della gravità della situazione e l’attenzione su di essa. Di politiche organiche che affrontassero il fenomeno neppure a parlarne e gli interventi operati sono stati poco più di spot di chiaro sapore elettorale (vedi la Carta Acquisti di berlusconiana memoria).
Dinanzi a questa assenza di interventi strutturali, la Caritas evidenzia come la spesa sociale dei comuni, già a suo tempo abbondantemente sotto finanziata rispetto alle esigenze, fra il 2010 e il 2012 sia stata ulteriormente tagliata (e nel 2013 lo è stata ancora), togliendo risorse a un settore che già non riusciva a dare risposte appena sufficienti.
È la dimostrazione d’uno Stato cinico ed egoista, che semplicemente ignora ed abbandona gli ultimi, venendo meno ai suoi doveri più elementari , anche quando una crisi epocale spinge ai margini fette sempre più ampie della società. Nessun progetto, nessuna strategia, al massimo ipocrite parole di circostanza; di fronte a un fenomeno divenuto gigantesco servirebbe fare della lotta alla povertà una priorità politica, con interventi strutturali come il Reddito di Inclusione Sociale, che assegnerebbe ad ogni nucleo familiare legittimamente presente in Italia, un assegno pari alla differenza fra il proprio reddito e la soglia di povertà, al fine d’assicurare un minimo di sussistenza.
Lo propone – invano – l’Alleanza contro la povertà in Italia; sarebbe una misura da Paese civile attento alla parte più fragile della società, che si trasformerebbe per intero in consumi, con riflessi sull’economia. Ma in un Paese come il nostro, in cui le diseguaglianze esplodono più che mai fra l’indifferenza, dubitiamo sia presa in considerazione.