Gaza: benvenuti all’inferno
La massiccia aggressione militare israeliana alla Striscia di Gaza, denominata “Barriera protettiva” e iniziata martedì 8 luglio, è già al quarto giorno. Gli ospedali stanno rapidamente esaurendo le scorte di medicinali e presidi. Il settore sanitario a Gaza era già in crisi prima dello scoppio dell’offensiva israeliana, al punto che alcuni giorni prima il Ministero della Sanità aveva lanciato l’allarme per l’esaurimento del 25 % delle scorte dei farmaci essenziali. L’offensiva israeliana contro la Striscia, con il suo strascico di morti e feriti, ha inferto un duro colpo a questa situazione già drammatica, tale da renderla un vero e proprio disastro umanitario, e a indurre il personale medico a dichiarare lo stato di emergenza fin dalle prime ore dell’attacco.
Il dottor Ashraf al-Qudra, Portavoce del Ministero della Sanità di Gaza, ha dichiarato che gli ospedali si trovano in questi giorni ad affrontare la crisi più grave dall’ultima guerra unilaterale (Pillar of Cloud – novembre 2012 ) e che farmaci e forniture mediche bastano a coprire il fabbisogno dei pazienti solo per due giorni. Al-Qudra ha inoltre avvertito che con più del 55% di forniture esaurite e il continuo afflusso di feriti gravi la situazione rischia il collasso e ha esortato i Paesi arabi e le organizzazioni internazionali ad adoperarsi per salvare Gaza da un gravissimo disastro umanitario e a fermare l’offensiva israeliana.
Secondo quanto riporta Al-Akhbar, all’interno degli ospedali la situazione è drammatica: i morti arrivano a pezzi, i feriti sono in condizioni disperate; la perdita degli arti e le ustioni rappresentano la maggior parte delle emergenze. Il dottor Marwan Rashid ha riferito ad al-Akhbar che il 40% dei feriti sono bambini i quali maggiormente soffrono per la carenza dei farmaci e dei presidi. Secondo Rashid, ad Israele non basta bombardare le abitazioni dei civili, col pretesto che siano covi di terroristi; in queste ore anche gli ospedali palestinesi sono sotto tiro, soprattutto quelli in prossimità del confine: a nord di Gaza a Beit Hanoun e a sud di Gaza a Rafah e Khan Younis. La situazione è talmente grave che il personale medico, pur di far fronte all’emergenza, ha cominciato a somministrare dosi ridotte di farmaci, cosa che incide negativamente sulla salute e sulla vita dei pazienti.
Il primo giorno dell’offensiva israeliana contro la Striscia, gli aerei hanno sganciato bombe nei pressi dell’European Gaza Hospital, a Khan Younis, ferendo gravemente un paramedico e un infermiere; inoltre l’amministrazione dell’ospedale ha dovuto far evacuare il reparto pediatrico perché troppo vicino al sito bombardato. Questo attacco ha danneggiato seriamente 15 abitazioni adiacenti all’ospedale, al punto che i residenti della zona hanno tentato di rifugiarsi all’interno della struttura. Ad aggravare la situazione già critica è la difficoltà di approvvigionamento per gli ospedali, soprattutto per quelli situati al centro della città. L’esercito israeliano prende di mira le ambulanze con il loro carico di sofferenza, con il pretesto che trasportano terroristi e non è una novità; anzi è una pratica abbondantemente collaudata già nelle precedenti offensive israeliane del 2008 e del 2012.
Ne rese una testimonianza agghiacciante Vittorio Arrigoni, nel 2009, nel suo “Restiamo Umani” dove, proprio in riferimento alla barbarie israeliana nei confronti di civili inermi, raccontava: “Paramedici e giornalisti, le professioni più eroiche in questo spicchio di mondo. All’ospedale Al-Shifa ieri sono andato a trovare Tamim, reporter sopravvissuto ad un bombardamento aereo. Mi ha spiegato come secondo lui Israele stia adottando le stesse identiche tecniche terroristiche di Al-Qaeda, bombarda un edificio, attende l’arrivo dei giornalisti e dei soccorsi, quindi fa cadere un’altra bomba che fa strage di questi ultimi. Per questo motivo a suo avviso si sono registrate molte vittime fra i paramedici e i reporter”.
Nulla è cambiato. Anche in questi giorni durante questa nuova offensiva, personale medico e giornalisti hanno già pagato il loro tributo di sangue. Al momento il bilancio dell’aggressione israeliana è di 101 vittime e più di 700 feriti accertati. Venticinque sono i bambini rimasti uccisi in questo ennesimo orrendo massacro.