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Le milizie in campo nel pantano ucraino

Le cronache dei fatti che hanno insanguinato e ancora insanguinano l’Ucraina, fanno riferimento a un non meglio definito milizie dell’una e dell’altra parte delle parti; in questo articolo vogliamo descrivere gli attori di quella tragedia che è ben lontana dall’essere conclusa, presentandoli secondo la loro apparizione in scena.

Ciò che accomuna entrambi gli schieramenti, è che l’ossatura delle milizie è regolata dai gruppi ultras delle squadre di calcio del Paese; il loro bacino di reclutamento pesca dal sottoproletariato urbano, dai giovani disoccupati e dalla bassa manovalanza criminale, gente con un’istruzione medio-bassa in cerca di identità e appartenenza.

Le prime ad apparire sono state quelle di Piazza Maidan; il gruppo di gran lunga più efficiente e numeroso è stato ed è quello di Settore Destro (Sd), una formazione nata dall’unione di tre distinti gruppi: Pu (ala “militare” di Assemblea Nazionalsocialista dell’Ucraina), Tr e Anu- Apu; mentre i primi due sono tutto sommato movimenti politici, Anu-Apu è un gruppo paramilitare in senso stretto nei cui membri sono stati ampiamente coinvolti nei conflitti regionali dal ’91 in poi, un fianco dei separatisti della Transnistria, dei Ceceni e dei reparti georgiani contro i separatisti abkhazi. Secondo diverse stime, Sd può mobilitare circa 10 milioni di militanti che provengono in larga parte dalla tifoseria della Dynamo Kiev; da numerosi rapporti emersi negli ultimi tempi,

Nei mesi successivi, queste milizie sono rimaste in strada, contrapponendosi ai filorussi in diverse parti del Paese, con scontri sanguinosi per il controllo delle piazze. L’avvenimento più drammatico è stato quello del 2 maggio a Odessa, quando, in risposta a un primo attacco dei filorussi, hanno assalito il Palazzo dei Sindacati, dove parte degli aggressori avevano trovato rifugio, uccidendone diversi con armi bianche e pistole, ed alla fine dando alle fiamme l’edificio con un fitto lancio di molotov. La tragica vicenda, in cui hanno trovato la morte ben 48 filorussi, è stato un punto di rottura fra le due componenti della società ucraina, determinando un salto deciso del livello di scontro.

Nell’Est del Paese, malgrado alcune iniziative nella fase iniziale dell’emergere del movimento separatista, hanno trovato un impiego limitato, perché il Governo ha scelto di non insistere nel messaggio settario legato al loro impiego, preferendo ricorrere a reparti dell’Esercito. Negli ultimi tempi fa eccezione la comparsa di un sedicente “Battaglione del Donbass” (Bd); esso appare slegato da affiliazioni politiche e dedicato unicamente al contrasto ai gruppi secessionisti filorussi. Tuttavia, il suo equipaggiamento e la sua operatività, fa fortemente sospettare che in realtà sia un’unità organica all’Sbu, il Servizio di Sicurezza Ucraino.

Discorso diverso è quello delle milizie filorusse, che appaiono assai più variegate non solo nella loro composizione ma anche e soprattutto negli obiettivi politici, che vanno da una visione federale dell’Ucraina all’annessione pura e semplice alla Russia (in questo si vedono tutti i limiti della politica di Kiev, che avrebbe potuto fare tanto per togliere acqua alla protesta, con un ragionevole pacchetto di proposte). Anche dal punto di vista ideologico lo schieramento appare eterogeneo, perché include posizioni apertamente bolsceviche, nazionaliste e panslaviste radicali. Tutti i movimenti che si sono attivati nell’Est Ucraino, hanno comunque forti legami con i loro corrispettivi russi, con cui mantengono stretti contatti.

In occasione dell’annessione della Crimea, tuttavia, i famosi “uomini verdi” che hanno preso rapidamente il controllo della penisola, erano tutt’altro che appartenenti a improvvisate milizie; da quanto si è appurato, appartenevano inizialmente all’810^ Brigata di Fanteria di Marina di stanza a Sebastopoli, subito implementata dagli Spetznatz del 45° reggimento, inquadrato per l’occasione sotto le direttive del Gru (il servizio di intelligence militare). Dopo l’occupazione degli aeroporti, è stata fatta affluire da Pskov la 76^ Divisione d’Assalto Aereo, che ha completato la forza d’occupazione immediata.

Nell’Est del Paese, la forza più organizzata è la Repubblica Popolare di Donetsk (Rpd), dotata di un’efficiente Milizia Popolare del Donbass (Mpd), che ha il suo bacino di reclutamento fra i gruppi utras dello Shaktas Donetsk, fra le organizzazioni di estrema destra panrusse e slavofile, fra disertori della polizia e fra i titushky (bassa manovalanza criminale legata alla mafia del Donbass); si tratta d’un totale stimato in circa 4.500 uomini. A nord c’è invece la Guardia di Lugansk (Gl), emanazione della Repubblica Popolare di Lugansk, che ha caratteristiche analoghe, e conta circa 1.500 miliziani; a Slovyansk agisce il gruppo di Vyacheslav Ponomarev, un ex ufficiale veterano della guerra afgana, con circa 2mila uomini. Queste formazioni sono fiancheggiate da movimenti politici di estrazione essenzialmente ultranazionalista come Centinaia Nere, Unione Eurasiatica, Unione Slava, Unità Nazionale Russa, Patria ed altre, che forniscono supporto. Discorso a parte è per la Sotnia (compagnia) dei Lupi di Terek, una formazione in cui sono inquadrati alcune centinaia di cosacchi.

Questo lungo elenco di gruppi, più o meno efficienti ed organizzati, hanno gestito la prima fase della crisi, il più delle volte circondati dalla folla che ha fatto la differenza, facendo da scudo e impedendo un attacco deciso dei reparti dell’Esercito ucraino, che si sarebbe risolto in un inaccettabile bagno di sangue. Tuttavia, fin da allora, a coordinare ed inquadrare le milizie è assodato che ci sia stato personale inviato da Mosca, come quell’Igor Ivanovich Strelkov, operativo del Gru, già coinvolto in Crimea e poi nella zona di Slovyansk.

Quando, dopo le batoste di Mariupol, Kramatorsk e Slovyansk, Kiev ha deciso di impiegare reparti più efficienti e il livello dello scontro è salito notevolmente, per le milizie, sia pur fiancheggiate da “consiglieri” russi, sono venuti rovesci sanguinosi, come a Donetsk e ancora a Slovyansk; è stato allora che il Kremlino ha preferito affidare la piena direzione operativa a unità esperte, attraverso cui può anche controllare meglio gli sviluppi politici (vedi la presa del controllo degli edifici governativi, già occupati dalla Mpd e dalla Direzione della Rpd, da parte del Battaglione Vostok).

Mosca ha al momento nell’Est Ucraino alcune migliaia di uomini (si stima almeno 2mila), appartenenti al Gru (intelligence militare), Svr (intelligence estera) e, appunto, il Battaglione Vostok. Quest’ultimo è un reparto costituito da ceceni, alle dipendenze del Gru, della consistenza stimata in circa 1.500 uomini, con capacità operative a livello spetznatz, incomparabilmente superiori non solo a quelle delle milizie filorusse, ma anche ai reparti dell’Esercito ucraino. È un’unità scelta, specializzata nella guerra non convenzionale, che Mosca ha utilizzato non solo in Cecenia, ma anche nella lotta contro i jihadisti in tutto il Caucaso e in Ossezia nel 2008. Ai suoi elementi vanno addebitati gli abbattimenti dei diversi aerei ed elicotteri di Kiev, come pure la distruzione di blindati e la maggior parte delle perdite subite dai regolari.

Come si vede, gli attori della tragedia ucraina sono anche troppi, e purtroppo neanche tutti appartenenti a quella terra (di estranei, oltre ai Russi, ci sono anche le centinaia di contractors della Blackwater, una compagnia militare privata Usa assai legata al Pentagono, che Kiev ha chiamato per dare supporto alle proprie truppe inesperte).

È una crisi utile soltanto a pochi, di certo non agli ucraini, che siano dell’ovest o dell’est; comunque vada servirà molto, troppo tempo per riparare gli infiniti danni, ricucire gli strappi dolorosi, scordare le troppe violenze. Intanto la gente continua a morire in un lento stillicidio sanguinoso.

di Salvo Ardizzone

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