Bloccati i lavori del South Stream per “colpire” Mosca
Il Primo Ministro bulgaro, Plamen Orecharsky, ha ordinato la sospensione dei lavori del South Stream, il gasdotto che è destinato a portare 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno (in termini tecnici Gmc) dalla Russia al Sud Europa senza passare dall’Ucraina. La decisione è stata presa dopo l’avvio delle procedure d’infrazione avviate dalla Ue a seguito di violazioni delle regole sugli appalti; già nei giorni scorsi il Presidente della Commissione Europea, Barroso, aveva annunciato l’avvio di procedure d’infrazione contro Paesi Ue per il mancato rispetto delle regole comunitarie nella realizzazione del South Stream, alludendo esplicitamente alla Bulgaria.
Il rappresentante russo presso la Ue, Vladimir Cizhov, ha dichiarato che la decisione della sospensione dei lavori (non ancora ufficialmente notificata a Mosca) è “puramente politica” e rappresenta un passo avanti verso sanzioni contro la Russia, in diretto collegamento alla crisi in Ucraina; malgrado la dichiarazione del Ministro dell’economia bulgaro, Dragomir Stoynev, che “il progetto South Stream è irreversibile”, e quella del premier Orecharsky, che “i lavori riprenderanno subito dopo aver ottenuto il via libera della Ue”, secondo Cizhov, Sofia è stata è stata condizionata dall’Unione Europea.
Alla costruzione del gasdotto, oltre a Gazprom, partecipano l’Eni e due altre società europee, una francese e una tedesca. Il gasdotto, destinato a convogliare gas nell’area balcanica e centro europea, era da tempo entrato nel mirino della Ue, poiché avrebbe aumentato esponenzialmente la già forte dipendenza europea dalle forniture russe. Per Mosca, visto il clima di tensione innescato dalla crisi ucraina, si tratta di uno stop largamente annunciato, e non a caso, nelle scorse settimane, s’era affrettata a chiudere il maxi accordo di fornitura con la Cina, guarda caso pari proprio a 38 Gmc annui.
Nel mondo quale è oggi, l’approvvigionamento delle risorse energetiche risulta sempre più determinante per l’articolazione delle politiche delle nazioni; piaccia o no, la possibilità di assicurare al proprio Sistema Paese materie prime a costi ragionevoli e senza significativi condizionamenti, è fondamentale per la tutela della propria sovranità.