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Brasile 2014: i mondiali che offendono un popolo

di Salvo Ardizzone

A poche settimane dall’inizio dei Mondiali di calcio, in Brasile si moltiplicano gli scioperi e le manifestazioni contro quell’evento, che nelle mani di uno Stato inetto è divenuto una colossale occasione di spreco e corruzione.

Sono della settimana scorsa le ultime proteste a Rio, San Paolo e in altre città, degenerate in scontri duri con la polizia, con feriti e almeno 234 arresti; la gente esasperata manifesta contro le ruberie e l’inettitudine di un Governo ipocrita, che dirotta fondi su quell’evento, togliendoli all’istruzione e all’assistenza, agli ultimi di quella società, ancora troppo segnata dalle diseguaglianze.

I Mondiali dovevano essere una vetrina patinata, pensata per celebrare i trionfi e la gloria di una classe dirigente che ha ancora troppa strada da percorrere per proclamarsi tale a buon diritto. E la gente, che sente sopra di sé il peso di quegli sprechi, di quell’ipocrisia, scende in piazza per urlare la propria rabbia in faccia a chi la vuole reprimere.

Anche la polizia non ne può più, e gli agenti, chiamati a turni massacranti per tutelate un sistema ingiusto, hanno indetto scioperi e manifestazioni per rivendicare aumenti salariali e miglioramenti delle condizioni di sicurezza in cui sono chiamati ad agire.

Come abbiamo detto altre volte, quei Mondiali, voluti per esaltare le “glorie” di un’amministrazione, sono stati solo l’occasione di corruzione e “favori” agli “amici”. Lo stesso Pelé, leggenda del calcio brasiliano e non solo, ha detto in merito all’organizzazione dell’evento: “E’ inaccettabile, abbiamo avuto molti anni a disposizione. È una vergogna”. E ancora, nei confronti dei manifestanti che contestano i Mondiali: “Capisco queste persone, a loro va il mio sostegno”.

La costruzione degli stadi è clamorosamente in ritardo, e, per cercare di recuperare gli effetti di una gestione colpevolmente irresponsabile, gli incidenti mortali sul lavoro si moltiplicano.

Ciliegina sulla torta di un evento che doveva essere una festa dello sport, Greenpeace ha denunciato come la gran parte delle sostanze impiegate dalle aziende sponsor per produrre scarpe, palloni, guanti ed altro per le squadre siano altamente tossiche e cancerogene, accusando Nike, Adidas e Puma di un totale spregio delle più elementari norme di sicurezza e rispetto ambientale.

In tutta la vicenda dei Mondiali, nessuno ha programmato, nessuno ha controllato, nessuno si è posto il minimo problema, in un crescendo di irresponsabile improvvisazione. Una classe dirigente tale solo di nome, ha visto l’evento esclusivamente come occasione di autocelebrazione e di business per le proprie tasche e per quelle di chi gli è vicino.

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