Irlanda. Le famiglie delle vittime dei “Troubles” citano in giudizio il governo inglese
Quarant’anni fa, una serie di bombe esplosero nella Repubblica d’Irlanda nel giorno più sanguinoso del tristemente famoso periodo conosciuto come “Troubles”. Almeno 33 persone rimasero uccise in attentati a Dublino e Monaghan, da parte dei lealisti irlandesi dell’Ulster Volunteer Force.
I parenti delle vittime e dei sopravvissuti hanno dichiarato questa settimana che hanno intenzione di citare in giudizio il governo del Regno Unito, sostenendo che ha coperto il coinvolgimento delle truppe britanniche all’interno delle bande lealiste responsabili degli attentati.
Del conflitto in Irlanda del Nord non si sente più parlare, ma le ferite di questa guerra sottaciuta ma non ancora del tutto finita, lacerano ancora intere comunità. Una “Pace” di comodo non può certo risolvere cause e rivendicazioni vecchie nove secoli.
Ancora oggi in Irlanda del Nord lealisti e repubblicani vivono separati da odiosi muri, lontani dalle luci e dalla ribalta che la politica, quella fatta di compromessi e ipocrisia, ha attirato intorno a sé. Quella stessa classe politica che ha deciso che i diritti, le sofferenze e la sete di giustizia di un popolo valessero nettamente meno di un comodo e conveniente accordo chiamato “Pace”.