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In Iraq continua il business americano

di Giovanni Sorbello

Tolti gli scarponi dal campo, il Pentagono continua a sfornare accordi per la vendita di armi ai governi esteri “amici”. L’ultima proposta di accordo prevede la vendita all’Iraq di aerei da guerra, veicoli corazzati e aerostati di sorveglianza per un valore complessivo di un miliardo di dollari.

La commessa comprende 24 velivoli d’attacco AT-6C Texan II, un aereo turboelica prodotto da Beechcraft con mitragliatrici calibro 50, predisposti anche per trasportare bombe di precisione. Gli aerei, le attrezzature e i servizi connessi sono valutati 790 milioni dollari. Defense Security Cooperation Agency del Pentagono ha informato martedì il Congresso della prevista vendita, che andrà avanti a meno che venga bloccata dai legislatori americani. 

“La proposta di vendita di questi aerei, attrezzature e sostegno aumenterà la capacità delle forze irachene per sostenere gli sforzi per riportare la stabilità in Iraq e per prevenire tensioni nei Paesi limitrofi”, ha dichiarato l’agenzia in una nota. Questa commessa è l’ultima di una serie di accordi per la vendita di armi americane all’Iraq, per cercare di rafforzare le sue forze armate e far fronte alla crescente violenza legata al miliziani di al-Qaeda. Tutto rigorosamente made in Usa. 

Tra gli acquisti “imposti” al governo “marionetta” iracheno troviamo anche 200 veicoli blindati Humvee con torretta per mitragliatrici, dal valore di 101 milioni dollari. “Anche questi veicoli – ovviamente – aiuteranno la capacità dell’Iraq nella difesa delle sue infrastrutture petrolifere da attacchi terroristici”, ha riferito – sempre – l’agenzia.  La lunga lista degli ultimi acquisti comprende anche sette aerostati e dirigibili per fornire una sorveglianza sulle installazioni militari e le infrastrutture chiave, per un valore di circa 90 milioni di dollari. Il tutto fa un miliardo di dollari. Niente male.

Gli americani anche quando tolgono i loro scarponi dai campi di battaglia, il prezzo della “loro guerra” lo fanno pagare a vita. Questo è il conto da pagare alla “Pax americana”. L’Italia conosce bene questo procedimento.

 

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