Il sistema Europa e le incapacità della Bce
Bce – È dall’inizio del 2013 che i prezzi crescono sempre di meno, dalla scorsa estate l’aumento è addirittura sotto l’1%; un’inflazione così bassa è l’ennesima spia che s’accende per segnalare che siamo sull’orlo della recessione, anzi, che al di là delle interessate rassicurazioni, troppi stati ci sono già dentro fino al collo.
Che di storture, clientelismi e sprechi ce ne fossero a iosa, e che troppi politicanti abbiano preso a scusa l’Europa per coprire la propria inettitudine ne abbiamo parlato diverse volte, ma che le cure propinate siano tossiche quanto dissennate è un fatto: stanno uccidendo le economie senza porsi il minimo problema per gli spaventosi costi sociali imposti. E poi, e soprattutto, verso quali modelli di sviluppo stanno indirizzando le società? È semplicemente assurdo imporre un sistema unico a Paesi così diversi. È criminale costringere tutti ad adottare quello funzionale alla nazione egemone; il risultato sarà la regressione a condizioni da Terzo Mondo dell’Europa, con solo alcune realtà dominanti.
In questo disastro la Bce non sa più cosa fare, o meglio, lo saprebbe anche troppo bene, ma ha le mani legate da uno statuto, che è eufemismo definire inadeguato, voluto fortemente da chi crede cinicamente quanto ottusamente di ricavarne i massimi benefici, e mantenere uno status quo che garantisce egemonia e privilegi. Nel 2011, quando la crisi minacciava di far saltare il sistema bancario, con Ltro la Banca Centrale lo ha inondato di una liquidità enorme che lo ha salvato, ma per le caratteristiche imposte all’operazione dagli evidenti limiti statutari, i soldi non sono arrivati all’economia reale, che ha continuato a boccheggiare.
Ora non si può più attendere, sono troppe le minacce che vanificherebbero i tanti sacrifici fatti sin’ora: rallentamento dell’economia cinese, crisi ucraina, nuove bolle speculative di cui l’ingorda finanza globale e sempre in cerca (e che montano già); ricaccerebbero l’economia reale in un inferno ancora più scuro di quello già percorso. Né si può sperare in una sponda nell’economia Usa, che ha ancora troppa strada da percorrere ed è troppo condizionata dalla speculazione finanziaria, mai seriamente regolamentata malgrado gli sconquassi che ha compiuto.
Gli strumenti che rimangono in mano alla Bce sono assai pochi: tolta la manovra sul tasso, ormai prossimo a zero, resta il Quantitative Easing, l’acquisto di titoli sul mercato tramite la stampa di nuove banconote. Usa, Giappone e Inghilterra hanno sovvenzionato alla grande le proprie politiche espansive acquistando titoli dei propri debiti pubblici fatti per sostenere la ripresa. Ma per la Bce resta la tagliola del proprio statuto ottuso: se lo facesse, rischierebbe d’essere accusata di finanziare i debiti dei Paesi membri, e quand’anche s’azzardasse a farlo, dovrebbe acquistare titoli in quota da tutti gli Stati, col risultato di comprarne troppo pochi da chi ne ha bisogno, e troppi (vedi ancora e sempre la Germania) da chi non serve.
La Bundesbank ha già messo le mani avanti, di acquisiti di debito sovrano non se ne deve parlare, al massimo di Abs, le Asset Backet Securities, titoli collaterali emessi su quel debito, ma è una doppia assurdità. Nell’intero 2012 in Europa ne furono emessi per 250 mld, e nella prima metà del 2013 solamente per circa 80 mld, assai poco, un decimo di quanto emesso nello stesso periodo negli Usa. Il motivo? A parte la complessità dello strumento, occorre ricordare che sono state le esasperazioni speculative legate a tali titoli a originare in gran parte la crisi che ci morde ancora. Per favorirne l’emissione, occorrerebbe allentare le regole tanto faticosamente imposte e dare addio alla trasparenza che, in qualche modo, garantisce da quegli eccessi che abbiamo pagato tutti amaramente. E’ un paradosso ridicolo, se non fosse drammatico: la Bce vorrebbe pompare almeno mille mld di € nel sistema, ma non ha come farlo. Intanto le aziende muoiono per mancanza di credito e le società vanno in asfissia perché non c’è liquidità.
La Ue come è non funziona, o meglio, le sue regole sono funzionali ad una nazione egemone, la Germania, che le impone alle altre attraverso meccanismi assurdi, tagliati secondo le sue convenienze. Occorre cambiarle, e in fretta. Occorre comprendere, una volta per tutte, che in Europa esistono dinamiche, realtà ed esigenze diverse, che non possono (e non devono) assoggettarsi alle imposizioni altrui.
L’abbiamo detto infinite volte: basta con lo strapotere di Berlino; che nascano due aree diverse, l’una del Nord, l’altra del Mediterraneo, ciascuna con le proprie caratteristiche, le proprie vocazioni e le proprie radici.
di Redazione