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I mafiosi di Tripoli divenuti “ribelli” con i soldi dei politici

di Giovanni Sorbello

In questi giorni la turbolenta città libanese di Tripoli vive un momento di relativa calma, grazie alla nuova campagna di sicurezza avviata dalla polizia e dall’esercito libanese.

Tra i tanti episodi inquietanti che questa città è costretta a vivere e subire, merita di essere menzionato il rientro in città, dopo una “meritata” vacanza in Turchia, del noto leader miliziano, Saad al-Masri, festeggiato come un eroe al suo rientro.

Dopo la morte di suo fratello Khodor, anche lui un leader di una delle più potenti milizie di Tripoli, Saad è divenuto il comandante.

Un comandante con la mentalità di un mafioso, infatti, Masri controlla i miliziani del cosiddetto Fronte del mercato ortofrutticolo, in cui ha instaurato la paura e il rispetto tra i residenti e commercianti. Anche il prezzo di un singolo mazzo di prezzemolo viene stabilito da Saad al-Masri, riferisce il quotidiano al-akhbar. Questa sua forma malavitosa di monopolio su tutto il commercio del mercato riesce a fargli guadagnare anche alcune migliaia di dollari al giorno.

E’ oramai ben noto che i principali leader delle milizie sunnite e salafite di Tripoli, che in questi anni hanno rubato le luci della ribalta ai politici della città, prosperano grazie al supporto finanziario e politico che ricevono da alcuni partiti locali, con in testa il movimento “Futuro” della famiglia Hariri.

I leader delle milizie di Tripoli vivono in ville lussuosissime da milioni di dollari, e se fino a qualche anno fa lavoravano al mercato ortofrutticolo, oggi fanno una vita da nabàbbi.

Una fonte politica di alto livello di Tripoli ha dichiarato giorni fa al Daily Star, che Masri riceveva 50mila dollari al mese dall’ex primo ministro Mikati come supporto per la sua milizia, la meglio armata tra tutte le milizie di Tripoli. Ma secondo la stessa fonte, che ha parlato a condizione di anonimato, la somma da allora è sostanzialmente diminuita.

Questa nuova condizione economica ha portato Masri a mettere a punto un sistema che costringe i proprietari di venti negozi del mercato ortofrutticolo di Tripoli, a pagare una somma che varia tra i 200 e 300 dollari di pizzo su base mensile. Questa è la politica dei nuovi “ribelli” libanesi.

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