L’Egitto complice del blocco israeliano sulla Striscia di Gaza
Sabato scorso i militari egiziani hanno distrutto dieci gallerie e sette abitazioni nel Sinai, avviando una nuova campagna che mira a creare una zona cuscinetto lungo il confine con la Striscia di Gaza; zona che misurerà 500 metri in spazi aperti e 300 metri in zone popolate. La campagna è iniziata con una vasta operazione militare nella città di confine di Rafah e sono state prese di mira le gallerie nei quartieri di al-Brahma, al-Sarsuriya, Salahudeen, al Helwat e Zoraba che conducono all’interno del territorio di Gaza, secondo quanto riferito da una fonte militare egiziana.
Le sette abitazioni coinvolte nelle esplosioni erano adiacenti ai tunnel; e sono decine le abitazioni a rischio nella città, nella quale era stato tracciato un confine internazionale secondo gli accordi di Camp David. Secondo quanto riportato da Ma’an, fonti di sicurezza egiziane hanno dichiarato che sono stati sventati tre attentati a Sheikh Zuwaid, e sono state distrutte tre case, cinque nascondigli e un uliveto, tutti utilizzati come riparo dai militanti.
Le forze armate egiziane hanno lanciato una campagna su larga scala contro i militanti nella penisola del Sinai a settembre, in seguito alla situazione di grande instabilità e tensione venutasi a creare con il colpo di Stato che ha deposto l’ex presidente Mohammad Morsi il 3 luglio. Fino a luglio 2013, i tunnel che collegavano Gaza all’Egitto rappresentavano l’unica possibilità di rifornimento per gli abitanti della Striscia, strangolata da un assedio feroce e criminale da parte di Israele, che impedisce le importazioni e le esportazioni causando un grave declino economico e una crisi umanitaria senza precedenti.
Dopo la caduta di Morsi, l’Egitto ha rigorosamente rispettato l’assedio ed ha applicato il blocco, distruggendo nel giro di pochi mesi 800 gallerie, secondo quanto dichiarato dai vertici militari egiziani, mentre i funzionari di Rafah hanno stimato la distruzione del 95% delle gallerie esistenti. Sin dal 2000, migliaia di persone sono state gli sfollate in seguito alle demolizioni attuate da Israele per creare una zona cuscinetto in territorio palestinese.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, il regime israeliano permette ufficialmente “l’accesso ai civili a piedi fino a 100 metri dalla recinzione perimetrale per scopi agricoli e l’accesso veicolare a una distanza di 300 metri”. Tuttavia le forze israeliane limitano, di fatto, l’accesso fino a 1500 metri, rendendo “zona vietata” il 17% della superficie totale di Gaza e il 35% dei terreni agricoli. Tutto ciò limita fortemente la vita e la sussistenza di oltre 100 mila residenti palestinesi di Gaza. In questo senso, l’Egitto si rende complice di Israele nell’aggravare le condizioni già tragiche della popolazione palestinese rinchiusa nella più grande prigione a cielo aperto del mondo.