Putin esorcizza la paura del terrorismo “olimpico”
di Mauro Indelicato
E’ dal 1980 che i cinque cerchi non approdano in Russia; in quell’occasione, si trattava di olimpiadi estive, svoltesi nel bel mezzo della guerra fredda e quando ancora la bandiera rossa sventolava sul Cremlino. Anche in quel caso, le olimpiadi rivestirono un ruolo politico importante, tanto che gli USA, nel tentativo di rendere l’olimpiade moscovita meno attraente e suggestiva, decisero di boicottare la competizione ufficialmente per protestare contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan avvenuta l’anno precedente.
Quest’anno l’olimpiade è invernale, ma i cinque cerchi hanno un valore, prima che economico, di immagine sempre importante; Soci rappresenta per la nuova Russia di Putin, il primo grande evento internazionale che va ad ospitare e dunque l’importanza è di gran lunga cresciuta anche alla luce del nuovo ruolo di ritrovata superpotenza da parte di Mosca.
Strutture moderne, nessun ritardo nella consegna dei lavori, infrastrutture che resteranno utili alla popolazione anche dopo lo spegnimento del braciere olimpico, le cose a Soci sono state fatte per bene; ma chi teme il ritorno della Russia nello scenario che conta, vede in questa olimpiade l’occasione per tentare di, se non destabilizzare, quantomeno rovinare la festa a Putin ed ai russi.
Non è un caso quindi che, questa estate, quando Mosca stava oramai vincendo la sua battaglia diplomatica per evitare il conflitto in Siria, il principe saudita offriva sul piatto di Putin proprio le olimpiadi: il governo russo abbandoni Assad, in cambio vi sarebbero state garanzie del mantenimento della base russa in Siria e, soprattutto, la “promessa” di tenere a bada i gruppi terroristici ceceni durante i giochi.
Offerta rigettata al mittente da Putin, ma che comunque ha assunto i toni di una inquietante minaccia, ancor più concreta dopo i tre attentati di Volgograd avvenuti nel giro di poche settimane. Non è una città casuale Volgograd, oltre infatti ad essere la più grande del sud della Russia prima di entrare nel Caucaso, è anche il cuore dell’orgoglio della resistenza russa, visto che quando si chiamava Stalingrado resistette ad un assedio durato due anni.
Ma Putin non ci sta e, oltre al pugno di ferro militare (con decine di arresti nelle file dei terroristi), vuol vincere la sua personale battaglia di Soci sul lato mediatico; e così, mentre la Russia trema al solo pensiero che le bombe arrivino a guastare i giochi, ecco che il presidente si fa immortalare mentre scia negli impianti olimpici ed ha avuto anche il tempo di organizzare una partita ad hockey su ghiaccio con il presidente bielorusso, Lukaschenko (vero patito, quest’ultimo, di questa disciplina).
Insomma, da qui al giorno della cerimonia di apertura di Soci 2014, sembrerà di assistere ad una vera e propria guerra di nervi tra chi vuole il successo di Soci e chi invece le vuol sabotare e, come si sa, quando si tratta di controllo saldo dei nervi, Putin non sembra, nella storia recente, essere stato mai secondo a nessuno.