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Giordania e la rivolta “invisibile”
Siamo stati abituati a sentire parlare delle rivolte in Siria, Egitto, Libia ect, eppure di rivolte reali ce ne sarebbero tante, da raccontare e far conoscere. Parliamo della Giordania, uno stato legato a doppio nodo agli Stati Uniti, nel suo territorio ospita carceri segreti e basi per addestramento di mercenari gestite dalla Cia. Riveste un ruolo centrale anche nell’attuale crisi siriana, migliaia di terroristi stranieri transitano liberamente insieme ad armi e munizioni, dal confine giordano verso la Siria.
Da mesi la Giordania è investita da ondate di manifestazioni popolari, puntualmente represse nel sangue dalle forze di sicurezza giordane. Questa mattina migliaia di giordani hanno tenuto una nuova manifestazione anti-governativa nella capitale Amman, per protestare contro l’aumento dei prezzi del carburante e il rifiuto del governo di attuare le riforme. Le manifestazioni si sono tenute davanti la Grande Moschea nel centro di Amman, per esprimere la loro rabbia contro la decisione del governo di tagliare i sussidi dei carburanti, nel tentativo di affrontare un deficit di bilancio di 3,5 miliardi di dinari. Hanno anche chiesto riforme politiche ed economiche e invitato il governo a dimettersi.
Simili proteste hanno avuto luogo anche in diverse altre città, tra cui Maan, nel sud del paese. Dall’inizio delle proteste un manifestante è stato ucciso, centinaia sono stati feriti e 157 sono stati arrestati. La Giordania è solo uno dei tanti esempi, dal Kuwait al Bahrain le “rivolte invisibili” si diffondono giorno dopo giorno, del sangue innocente continua a scorrere, e il sangue, prima o poi, diventerà visibile.