I lager dei Savoia: storia infame del Risorgimento
Savoia – Le vicende dei campi di deportazione dei soldati napoletani e pontifici all’indomani della campagna per l’Unità, rappresentano un’altra tessera – completamente rimossa della memoria e dagli archivi – che serve a svelare il vero volto del Risorgimento. L’editore – Controcorrente di Napoli – è specializzato in testi cosiddetti “revisionisti” sul Risorgimento. L’autore – da par suo – è uno studioso del brigantaggio e del meridione post-unitario e collaboratore a riviste di stampo tradizionalista come L’Alfiere.
Un pregevole studio sulle vessazioni che subirono i soldati borbonici e pontifici all’indomani della conquista del Regno delle Due Sicilie nel 1861. Il libro, frutto di una meticolosa ricerca e di un puntiglioso accertamento della verità storica degli avvenimenti, rende soprattutto evidenti le mistificazioni del cosiddetto Risorgimento, che, ingannando per 140 anni in modo veramente perverso i giovani meridionali, li ha costretti perfino a rinnegare la propria memoria storica.
Come gestire i numerosi soldati delle Due Sicilie che si arrendevano ed erano presi prigionieri? Considerata la riottosità dei prigionieri all’arruolamento nell’esercito piemontese e il timore che, se lasciati liberi, avrebbero ingrossato le fila delle bande di briganti, prevalse la scelta di Fenestrelle una fortezza sulle Alpi, una sorta di Spielberg piemontese, dove in pratica i prigionieri furono sterminati dagli stenti e dal freddo.
Savoia e “revisionismo-spazzatura”
Argomento fastidioso per il buon nome del nostro paese e dei suoi padri fondatori, sottaciuto per decenni, definito “revisionismo-spazzatura” o, a proposito di chi critica gli autori dell’Unità italiana, si è parlato di “patologie autolesioniste”, tanto fastidioso che di recente grazie al libro di Fulvio Izzo, pubblicato nel 1999, si è tornato a parlare di Fenestrelle, generando una vera controversia sulla fortezza tristemente famosa tra Alessandro Barbero e i neo-borbonici. Il prof. Alessandro Barbero, noto medievista piemontese, ha scritto un saggio contro il revisionismo risorgimentale che ha suscitato la veemente reazione dei cultori della storia patria duosiciliana (tra i quali, appunto, gli esponenti del movimento neo-borbonico).
Per il professore piemontese, Fenestrelle NON fu un lager e i soldati del disciolto esercito napoletano che, all’indomani dell’unità d’Italia, vi vennero deportati NON furono oggetto di un programma di annientamento (a differenza di quanto sostenuto da diversi revisionisti del Risorgimento). In sostanza, per Barbero i napoletani deportati nelle fortezze e nei campi d’internamento piemontesi non hanno diritto alla qualifica di “sterminati”, mentre i giudei che vennero deportati nelle fortezze e nei campi d’internamento nazionalsocialisti, sì. Questo il succo, questa la “morale della favola” che emerge dal discorso di Barbero (come si desume dalla “sfida” con il prof. Gennaro De Crescenzo visibile su You Tube.
di Cristina Amoroso