Medio OrientePrimo Piano

Riusciranno i Tea Party-Italia zuccherati di mormonismo a scatenare l’occidente contro l’Islam?

di Cristina Amoroso

E’ ormai un dato di fatto che il popolo americano dei Tea Parties è diventato “la nuova base repubblicana”, che corre a votare a tutte le primarie del partito e che con il suo voto orienta la scelta dei candidati. E’ un altro dato di fatto che l’azione dei vari Tea Parties ha contribuito a far fuori dalla politica quei repubblicani più portati alla mediazione e alla moderazione, come Richard Lugar, senatore per lo stato dell’Indiana dal 1977, che con i suoi 80 anni è stata la faccia più rispettata del repubblicano vecchio stampo, disponibile al compromesso con i democratici, attento alla politica estera, aperto all’immigrazione, critico delle avventure dei  neoconservatives in Iraq e Afghanistan.

La sconfitta del loro rappresentante, il mormone  Mitt Romney alle presidenziali di novembre sembrava avere decretato un affievolimento della capacità di influenza del movimento con le sue adunate oceaniche guidate da Glenn Beck e Sarah Palin, che avevano portato decine di uomini timbrati Tea Party al Congresso grazie ai 1000 gruppi fondati tra il 2009 e il 2010 dalle organizzazioni ombrello del movimento.

In realtà negli Usa non solo rimangono operativi ben 600 gruppi del Tea Party ma sono tanto attivi da stringere alleanze al di là dell’Atlantico con il gruppo di estrema destra britannico England Defence League che combatte l’“islamizzazione” delle città della Gran Bretagna. Nati come movimento contro le tasse, contro il salvataggio delle banche, contro l’invadenza del governo nella vita dei cittadini, piano piano i Tea Parties mostrano la loro vera faccia islamfobica, catalizzando la rabbia originaria scatenata dalla crisi economica. “L’idea che ci sia una guerra contro l’Islam sta diventando sempre più condivisa”, sostiene Devin Burghart, vicepresidente dell’Research & Education on Human Rights.

Il collegamento tra le due sponde sarebbe Pamela Geller, blogger newyorkese ultraconservatrice legata all’ala anti-islmica dei Tea Parties che sputa veleno contro l’islam, attraverso il suo blog Atlas Shrug convinta che “bisogna incoraggiare gruppi razionali e ragionevoli, che si oppongono all’islamizzazione dell’Occidente”.

Che idea si sono fatti all’estero su questo antistorico movimento dei Tea Parties?

Ha risposto un’indagine di due giornalisti americani, Elizabeth Dickinson e Joshua Keating, sul Foreight Policy, quando il movimento si è rivelato il maggiore protagonista dell’ ultima campagna elettorale americana. In Pakistan i Tea Parties sono considerati un fronte contro l’Islam politico, in Germania rappresentano la paura per il declino dell’America, in Cina si pensa che il Tea Party porterà ad un conflitto tra la Cina e gli Usa, per i Francesi è un movimento di teorici della cospirazione, reazionari e anti-elitari, mentre per gli Spagnoli non è altro che un movimento ultra-radicale di destra dallo stampo autoritario di altri tempi.

E che cosa pensano gli Italiani del Tea Party? Non se ne parla, neppure da parte di un altro movimento che si è rivelato il maggior protagonista dell’ ultima campagna elettorale.

Eppure italianissimi giovani e meno giovani, impegnati a vario titolo nei partiti, nei  blog e nelle riviste affini al centro destra nostrano si raggruppano sempre più uniti da una parola d’ordine: “Meno tasse, più libertà”. All’insegna di Milton Friedman e di Sarah Palin guardano con interesse alla politica che risponde strizzando l’occhiolino: da Fini ad Antonio Martino,fondatore di Forza Italia, eminenza grigia del rivoluzionario programma di governo del 1994, ministro degli esteri e della difesa, a Capezzone, alla Santanché, all’amica Suad Sbai, e quant’altri.

Incontri e riunioni continuano a livello nazionale con Saba Zecchi, segretaria organizzativa del movimento, legato sia all’Acton Institute sia all’Istituto Bruno Leoni, think tank di riferimento dei liberisti italiani. Con  Antonio Martino, che fa la parte del leone al primo evento a livello nazionale,  il Tea Party Milano all’ Università Bocconi, insieme a  Jim Lark, professore d’ingegneria statunitense segretario nazionale del Partito Libertario dal 2000 al 2002, con Giacomo Zucco, portavoce  del Tea Party Italia, che arringa le folle, con Carlon Sandrin, coordinatore del Veneto in stretto rapporto con il mormone Glenn Beck che con alcuni compatrioti vola a Salt Lake City per l’evento “Man in the Moon” di Beck e che a Washington parla di 35.000 rappresentanti in Italia del Tea Party in continuo aumento e confessa il suo amore per gli Stati Uniti a cui siamo uniti dalla stessa storia.

Ai rappresentanti del Tea Party Italia vorremmo ricordare che la nostra storia non ha niente a che vedere con il nome che deriva dalla sigla “Taxed Enough Already” (già abbastanza tassati), e dal Boston Tea Party, la protesta del 1773 da parte dei coloni del Nord America contro le tasse inglesi e men che mai con il Sacro libro dei Santi degli Ultimi Giorni dei Mormoni.

Quanto all’islamfobia dei Tea Parties italiani, per ora le loro manifestazioni di piazza sono più nostrane e non attraggono hooligan, naziskin e neonazisti tra le urla “odiamo i musulmani” come a Londra. Vorremmo comunque che soprattutto i giovani abbiano in mente anche la storia europea, quando in Italia e in Spagna un’unione di culture diverse produsse grandi uomini.

Parlo di Federico II, re di Sicilia e imperatore, e di Alfonso X di Castiglia. Ambedue crearono centri con una potente forza espansiva, in Sicilia e a Toledo, dove si traducevano opere arabe in latino e in francese antico e da cui venivano diffuse in tutto l’Occidente. Federico II, che parlava sei lingue tra cui l’arabo, nella sua corte reale ricca di personalità poetiche anticipò di almeno un secolo l’uso dell’idioma toscano come lingua d’elites con la Scuola siciliana. Mentre a Toledo passava tutta la cultura dell’epoca: era un centro di ricerca linguistico–culturale, dove intellettuali traducevano dall’arabo in castigliano, in latino e in francese.

Se dagli scambi di culture diverse subì influenza lo stesso Dante, nella cui Divina Commedia è rimasta una suggestiva traccia dell’immaginario islamico che conobbe una vasta diffusione nel Medioevo cristiano, dai Tea Parties Italia, zuccherati di spirito mormonico, che influenza potremmo trarne?

Mostra altro

Articoli correlati

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio

IlFaroSulMondo.it usa i cookies, anche di terze parti. Ti invitiamo a dare il consenso così da proseguire al meglio con una navigazione ottimizzata. maggiori informazioni

Le attuali impostazioni permettono l'utilizzo dei cookies al fine di fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui ad utilizzare questo sito web senza cambiare le tue impostazioni dei cookies o cliccando "OK, accetto" nel banner in basso ne acconsenterai l'utilizzo.

Chiudi