Irlanda del Nord: una finta pace per un conflitto dimenticato
Riesplode la violenza nella dimenticata Irlanda del Nord. Come accade ogni anno durante le provocatorie marce orangiste, si riaccende il conflitto, mai sopito, tra cattolici e protestanti nell’isola irlandese. Una guerra di cui non si sente più parlare, forse sepolta da conflitti ben più importanti e soprattutto con interessi internazionali di ben altra portata. Un conflitto, quello irlandese, consumato da otto secoli di battaglie cruenti, proteste estreme – su tutte lo sciopero della fame condotto dai prigionieri repubblicani nelle carceri inglesi – ed infiniti quanto inutili accordi di pace.
Negli ultimi due giorni sono riesplose le violenze organizzate dai militanti lealisti che, incappucciati hanno attaccato la polizia con lancio di pietre, mattoni e molotov. Gli agenti hanno fatto ricorso ai cannoni ad acqua per cercare di disperdere i manifestanti. Gli scontri hanno provocato il ferimento di 32 persone, molte delle quali agenti di polizia. Oltre 600 poliziotti provenienti dalla Gran Bretagna sono stati dispiegati in Irlanda del Nord, nel tentativo di prevenire scontri tra gruppi protestanti filo-britannici e gruppi repubblicani in occasione delle sfilate dell’Orange Order.
La crescente tensione ha costretto la polizia a chiamare altri 400 agenti di rinforzo, per cercare di contenere la situazione. Le violenze sono esplose quando l’Orange Order ha invitato i suoi membri ad organizzare proteste, contro la decisione di vietare la loro marcia nella zona repubblicana di Ardoyne a Belfast. La “tradizionale” sfilata del 12 luglio segna la vittoria del re protestante Guglielmo III d’Orange sul re cattolico Giacomo II, nella battaglia del Boyne avvenuta più di trecento anni fa.
Non ci resta così che attendere le sfilate orangiste del prossimo anno, per riscoprire che in Irlanda del Nord da otto secoli è in atto un conflitto, e soprattutto, c’è un popolo che non si è mai rassegnato a vivere sotto l’egemonia della Corona inglese.