America

America Centrale, ago della bilancia del continente americano

di Riccardo Pennetti

Il mutamento degli equilibri internazionali, unitamente al continuo fervore delle relazioni in corso tra i nuovi attori emergenti, oltre a ridisegnare gli scenari geopolitici globali, sta conferendo buone opportunità di crescita e sviluppo ad attori statali e regionali che fino a qualche tempo fa oltre ad essere isolati ed emarginati, erano completamente assenti dalle carte geografiche che evidenziavano i punti caldi del pianeta. Ne costituisce un esempio il processo di integrazione e sviluppo avviato nel continente latino americano che, dopo essere stato considerato per anni il “cortile di casa” degli Stati Uniti, ha deciso di affrancarsi da questa logica per ricercare una propria autonomia. Questo stato di cose ha fatto si che nel nuovo scacchiere regionale venisse attribuito un elevato grado di importanza ai Paesi dell’area centro americana e della conca caraibica i quali si trovano a fare letteralmente da “ago della bilancia” sia tra i due macro blocchi (meridionale e settentrionale) che tra i due grandi competitori globali – Stati Uniti e Cina – che proprio di recentemente hanno dato seguito a uno spettacolare pressing diplomatico nella regione.

Tuttavia, nonostante gli impegni profusi dalla compagine statunitense, il piatto della bilancia che sembra avere maggiore consistenza è quello appartenente all’emisfero meridionale. Infatti, se già in passato avevamo avuto sentore di ciò grazie all’eccezionale diplomazia messa in campo dal Venezuela che per mezzo degli accordi petrocaribe aveva attirato molti di questi Paesi nella sua area d’influenza, oggi tale tendenza sembrerebbe trovare conferma nel vertice SICA (Sistema di integrazione centroamericana) conclusosi lo scorso venerdì 28 giugno. Celebratosi a San José de Costa Rica, il vertice ha riunito i Presidenti di Repubblica Dominicana, Costa Rica, Panamá, Nicaragua, El Salvador, Honduras, Guatemala e Belize, concludendosi con la ratifica di ragguardevoli accordi  i cui contenuti da un lato proiettano l’America Centrale verso un processo di integrazione all’avanguardia che passa per il rinnovamento della struttura dell’organizzazione stessa, dall’altro formano senz’altro un nuovo e possente  tassello per il processo di integrazione latino americana in corso. Più in particolare, nel corso del vertice sono stati raggiunti i seguenti risultati: l’ingresso della Repubblica Dominicana come ottavo membro a pieno titolo; il progetto di armonizzare i quadri giuridici dei diversi Paesi nella lotta al narcotraffico; una serie di riforme per il controllo e la rotazione ordinata degli incarichi all’interno dell’organizzazione. Con riferimento a questo ultimo punto, il rinnovamento consisterà nella rotazione dei principali incarichi in modo che ciascun Paese detenga la presidenza di una Segreteria per evitare la concentrazione dei poteri.

Un primo passo in tale direzione è stata la nomina – unanimemente adottata – del ministro degli Esteri del Salvador, Hugo Martínez, come Segretario generale del SICA, al posto del nicaraguense Juan Daniel Alemán. I Presidenti hanno, inoltre, varato un piano di controllo per garantire maggiore trasparenza nell’operato delle Segreterie, soprattutto in merito all’uso delle risorse ottenute dalla cooperazione.

Ma, tralasciando i dettagli specifici concernenti l’aspetto burocratico dell’organizzazione, quello su cui vorremmo porre l’accento sono le dichiarazioni rese dal neo eletto Segretario Martínez nel corso della conferenza stampa tenutasi a margine dell’incontro. Questi ha da subito precisato ai giornalisti che la priorità del SICA “sarà ora quella di avvicinarsi a livello politico e commerciale ad altri blocchi regionali, dalla Caricom (Comunità degli Stati caraibici) all’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur) alle nazioni asiatiche”, dichiarazione, questa, che lascerebbe intuire la futura collocazione geopolitica dell’organizzazione.

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