Birmania, dove finiscono i soldi di gas e petrolio?
L’istituto no profit Revenue Watch Institute (Rwi) in una recente inchiesta, ha rilevato che la Birmania (Myanmar) è all’ultimo posto per la gestione delle risorse naturali, dietro il Turkmenistan, la Guinea Equatoriale e lo Zimbabwe.
Nel rapporto si legge che “risulta difficile tracciare i proventi miliardari che derivano dalla vendita di risorse naturali, fra cui gas e petrolio, e che, nella maggioranza dei casi, finiscono nelle tasche dei membri della vecchia giunta militare (che detiene ancora il 25% del totale dei seggi in parlamento senza la partecipazione alle elezioni, ndr) i quali li occultano in conti segreti esteri e in paradisi fiscali”.
Solo dal 2006 ad oggi, il governo birmano ha ricavato 19 miliardi di dollari per la vendita di gas naturale alla Thailandia, ma “dove sia finito il denaro o come sia stato speso resta un mistero”.
Secondo la ricerca pubblicata da Rwi, la Birmania “oppone un rifiuto costante alla pubblicazione di informazioni relative allo sfruttamento delle risorse naturali” e “non vi è alcuna informazione disponibile nella gestione del settore estrattivo. Il Myanmar non ha leggi che prevedano la libertà di informazione e non sono richieste norme per la tutela ambientale e sociale”.
Il Paese del sud-est asiatico, tornato ultimamente tra i “buoni” del mondo occidentale dopo le presunte riforme democratiche cha ha avviato, è stato elogiato anche da Obama nel recente incontro avuto alla Casa Bianca con l’ex-generale Thein Sein, ora diventato presidente della Birmania.