Da Comiso a Niscemi generazioni di pace
Ieri contro i missili, oggi contro il Muos. Chi l’ha detto che i giovani non s’’impegnano più? La folla colorata e pacifica di Niscemi, i comitati che sorgono dappertutto, sono un segnale preciso, che i politici ignorano.
Come ritrovarsi a vent’anni. Con le stesse energie, l’ingenuità di ritenere il mondo diviso in buoni e cattivi, noi i buoni, loro i cattivi. Con il sorriso dipinto nel volto, gli occhi luminosi. E belli. I colori, poi, sono ancora gli stessi. L’azzurro del cielo siciliano in ottobre e le campagne che dopo l’arida estate tornano a macchiarsi di verde. E quelli dell’iride, il ponte della rinnovata alleanza tra l’Uomo e l’Eterno. La natura. La speranza di pace. Noi che abbiamo ormai i capelli grigi abbiamo sentito di rivivere l’ansia, le gioie, l’allegria festosa di quando circondavamo con i nostri corpi il filo spinato di quella che sarebbe diventata la base della morte atomica, a Comiso, trent’anni fa. Stavolta però siamo a Niscemi, nel cuore dell’ultima sughereta di Sicilia. A destra le querce plurisecolari, a sinistra la selva di antenne di una delle stazioni di telecomunicazioni militari più grandi del mondo.
Oggi siamo più maturi di trent’anni fa, quando ritenevamo impossibili nuove guerre e ci nutrivamo dei miti del Progresso e della mobilità sociale. Sappiamo che la riconversione a uso collettivo delle basi di guerra non è un assunto etico ma è la scelta obbligata per assicurare la sopravvivenza a figli e nipoti. Bandire le armi è l’ultima opzione per garantirci pane e lavoro. Opporci al MUOS è riprenderci la Vita. Di fronte al muro di gomma e falsità innalzato dagli strateghi del Pentagono e dai servi sciocchi dei Monti boys, forse saremo costretti a distenderci supini sulle viuzze di contrada Ulmo e rendere inagibile e inoperativa l’enorme ordigno elettromagnetico made in U.S.A. che avvelena da oltre vent’anni i figli della terra di Niscemi. Dovremo assumerci le nostre responsabilità sino all’ultimo. Rischiando di offrire le nostre persone alla cieca e ottusa repressione dei corpi dello Stato. Ma è in gioco il senso stesso della storia umana, con le sue mille contraddizioni ma con il suo valore unico, supremo. Dovremo provarci. Insieme. In quest’ultimo autunno senza il MUOS e i suoi satelliti nello spazio.
Articolo pubblicato in I Siciliani giovani, n. 9, ottobre 2012.