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Germania, manifestazioni Pro-Pal ridotte al silenzio

La colpa metafisica, come disse Karl Jaspers, della Germania ha marchiato per sempre la nazione autrice del genocidio per mano del regime nazista. Da quel momento in poi, per Berlino difendere Israele è ragione di Stato; a farne le spese sono le manifestazioni Pro-Pal, con i manifestanti arrestati per la semplice colpa di indossare una Kefiah o di esporre una bandiera della Palestina.

IHRA

Si tratta dell’International Holocaust Remembrance Alliance, una fuorviante e strumentale definizione dell’antisemitismo che comprende anche le critiche a Israele. Se non fosse la Germania si parlerebbe di “deriva autoritaria”, di “erosione dei diritti civili”, “crisi della democrazia” e tanto altro. Quello che i media non raccontano è che la tanto democratica Germania è stata declassata nel Civicus Monitor sui diritti civili, passando da libero a limitato e poi ostacolato.

Il rapporto People Power Under Attack del 2025, menziona le 9mila denunce effettuate dalla polizia tedesca nei confronti dei manifestati Pro-Pal; si parte dall’anno 2023. Repressione, sorveglianza, taglio dei fondi nei confronti delle associazioni che osano criticare l’entità sionista. Si legge: “Le autorità tedesche hanno continuato a limitare severamente il diritto di protestare in solidarietà con il popolo palestinese. I partecipanti, i giornalisti e gli osservatori parlamentari a tali proteste sono costantemente sottoposti a gravi violenze da parte della polizia, tra cui accerchiamenti, spray al peperoncino, pugni e strangolamenti. Qualsiasi violazione percepita delle restrizioni eccessivamente ampie alle proteste porta a un intervento forzato della polizia”.

Perché in Germania?

La linea adottata da tutti gli Stati europei è quasi univoca; i governi hanno cercato di silenziare le proteste di chi denuncia il genocidio in atto e lo hanno fatto grazie ai media compiacenti che, invece di soffermarsi sulle voci, hanno dato ampio risalto agli sporadici incidenti.

Il governo tedesco, in modo particolare, si è contraddistinto in questa repressione soprattutto per aver confuso le critiche verso Israele con l’antisemitismo. Archive of Silence è un’organizzazione che ha identificato oltre 200 casi di silenziamento tra l’ottobre 2023 e il Dicembre 2024 L’European Legal Support Center in 766 azioni contro la solidarietà in Palestina ha contato 175 casi di censura, 107 casi di diffamazione e 89 eventi cancellati. Casi di repressione dovuti all’invenzione di nuovi termini e/o la risignificazione di quelli vecchi al fine di connotare in modo negativo i gruppi considerati pericolosi per la società.

Tutti d’accordo?

Secondo il rapporto “Gaza, Israele e la politica estera tedesca: uno sguardo sull’opinione pubblica” (2025), pubblicato dal GIGA (una istituzione accademica tedesca) e basato su un sondaggio su mille intervistati nell’agosto 2025, solo il 10% è pienamente d’accordo con l’affermazione che «la sicurezza di Israele è la ragion di Stato della Germania», mentre più di due terzi (69%) affermano che la politica estera tedesca dovrebbe essere guidata non da un’alleanza incondizionata con Israele, ma piuttosto dal diritto internazionale e dai diritti umani universali.

di Sebastiano Lo Monaco

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