Unami, fine di una presenza controversa in Iraq

Con la fine ufficiale della missione della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Iraq (Unami), uno dei simboli della presenza internazionale nella struttura politica irachena dopo il 2003 ha concluso il suo operato. Una presenza che si era formata con l’obiettivo di contribuire alla stabilità, ma che era sempre stata accompagnata da gravi critiche.
Una delle principali obiezioni all’Unami era il suo intervento negli equilibri politici interni dell’Iraq. Molte correnti irachene ritenevano che questa istituzione avesse agito oltre il ruolo di osservatore imparziale in questioni come le elezioni e la formazione del governo. D’altro canto, l’Unami è stata accusata di parzialità e trattamento selettivo. I critici hanno affermato che le reazioni di questa istituzione agli sviluppi in Iraq non erano uniformi e che era rimasta in silenzio di fronte ad alcune pressioni esterne.
Inoltre, è stata criticata la distanza dell’Unami dalle realtà sociali e nazionali dell’Iraq. Molti ritengono che questa istituzione sia stata influenzata dalle opinioni e dagli interessi di potenze straniere, piuttosto che rappresentare la voce della società irachena. Negli ultimi anni, si sono verificate tensioni tra i gruppi della Resistenza irachena e la dirigenza dell’Unami, soprattutto durante il mandato di Jenin Plasschaert; le sue posizioni e i suoi commenti li hanno ripetutamente portati ad accusarlo di ignorare la sovranità irachena.
Infine, la fine della missione dell’Unami rappresenta, per una parte significativa dell’opinione pubblica irachena, una riaffermazione del fatto che l’Iraq oggi non ha bisogno di un guardiano od osservatore straniero permanente, e che la risoluzione dei suoi problemi deve basarsi sulla volontà e sul processo decisionale nazionale.
di Redazione



