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Siria sotto la costante minaccia israeliana

I recenti sviluppi nella Siria meridionale evidenziano una forte escalation delle azioni militari da parte del regime israeliano, accompagnata da un’espansione sistematica della sua presenza illegale nelle province di Quneitra, Daraa e nelle zone montuose adiacenti.

Secondo resoconti locali, le forze di occupazione israeliane sono avanzate da Tal Ahmar occidentale verso Tal Ahmar orientale a Quneitra con veicoli blindati e carri armati, rafforzando un modello di trinceramento sempre più profondo sulle principali colline strategiche.

La riattivazione della brigata di riserva Hod Ha-Hanit sotto la 210ª Divisione del regime sottolinea ulteriormente un cambiamento operativo da incursioni sporadiche a posizionamenti permanenti, con unità dell’esercito che conducono operazioni di ricerca e detenzioni su vasta scala a Quneitra, tra cui il sequestro di civili a Khan Arnabah.

Israele ridisegna parti della Siria meridionale

Dal crollo del precedente governo siriano alla fine del 2024, Israele ha intensificato le violazioni della sovranità territoriale siriana. Centinaia di incursioni, arresti su larga scala, dispiegamenti di strade militari e nuove reti di posti di blocco hanno di fatto ridisegnato parti della Siria meridionale senza alcun mandato legale.

Il ministro della Sicurezza del regime, Israel Katz, ha dichiarato apertamente che l’esercito israeliano rimarrà a tempo indeterminato sul monte Hermon e all’interno della “zona di sicurezza”, aree che il regime ora considera una zona cuscinetto strategica nonostante siano riconosciute a livello internazionale come territorio siriano.

In questo contesto, il tour ampiamente pubblicizzato nella Siria meridionale del primo ministro sionista Benjamin Netanyahu, accompagnato da alti funzionari militari e dell’intelligence, ha dimostrato la fiducia del regime nel suo nuovo punto d’appoggio.

La visita, presentata a livello nazionale come una “questione di sicurezza urgente”, è avvenuta poche ore dopo che Netanyahu aveva rinviato un’udienza per corruzione e pochi giorni dopo i colloqui diplomatici tra il presidente siriano Ahmad al-Sharaa e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. La tempistica indica che Netanyahu ha cercato di esercitare la sua autorità su una regione in fase di riallineamento politico, affermando al contempo il controllo di fatto sul territorio siriano.

Lacqua nuovo obiettivo strategico

Dietro la retorica della “difesa” si cela un motore strategico più profondo: l’acqua. La Siria meridionale ospita alcune delle risorse idrologiche più vitali del Levante. Il corridoio Quneitra-Daraa ospita la diga di al-Mantara, la più grande di Quneitra, che alimenta altri otto bacini idrici. L’affluente Ruqqad e il bacino del fiume Yarmouk costituiscono la spina dorsale dell’accesso all’acqua per uso agricolo e residenziale per centinaia di migliaia di siriani.

Rapporti sempre più frequenti indicano che il regime israeliano sta affermando il controllo su questi bacini idrici, riducendo l’accesso della Siria e rafforzando la sua influenza sia sulla Siria che sulla Giordania. Gli agricoltori della valle di Ruqqad ora scavano pozzi cinque volte più profondi rispetto a dieci anni fa, a dimostrazione di come la scarsità d’acqua sia aggravata dall’occupazione militare.

Il controllo di Jabal al-Sheikh, dei bacini circostanti e del sistema Yarmouk garantisce al regime occupante capacità di sorveglianza senza pari e la possibilità di plasmare il futuro idrico ed energetico della regione. Mentre il regime sionista cerca alternative per contrastare la nascita di corridoi di oleodotti, la sicurezza delle risorse idriche della Siria meridionale e la profondità strategica che le circonda sono diventati un obiettivo centrale.

In sostanza, l’estesa occupazione del regime israeliano nella Siria meridionale non è semplicemente una violazione della sovranità; fa parte di una campagna più ampia per controllare la risorsa naturale più preziosa della regione.

Rafforzando la sua presa sulle risorse idriche della Siria meridionale, il regime indebolisce la capacità collettiva della nazione araba, trasforma l’acqua in uno strumento di pressione strategica e si posiziona per dettare il futuro idrologico del Levante.

di Redazione

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