Sudan: armi inglesi e sostegno emiratino alimentano massacri

Equipaggiamenti militari di fabbricazione britannica sono stati consegnati alle Forze di Supporto Rapido (RSF) in Sudan, gettando nuova luce sul ruolo degli Emirati Arabi Uniti nell’alimentare il devastante conflitto del Paese, secondo documenti visionati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Le RSF, un gruppo paramilitare accusato di atrocità di massa, hanno schierato dispositivi di addestramento per armi leggere e motori di fabbricazione britannica per veicoli trasporto truppe blindati in prima linea. Le fotografie contenute nei dossier compilati dall’esercito sudanese, datati giugno 2024 e marzo 2025, mostrano motori di fabbricazione britannica installati su veicoli Nimr prodotti dall’Edge Group degli Emirati Arabi Uniti, nonché sistemi di puntamento per armi leggere Militec, anch’essi prodotti in Gran Bretagna.
Le prove indicano che gran parte dell’equipaggiamento è giunto alle RSF tramite gli Emirati Arabi Uniti, da tempo accusati di fornire armi alle forze sudanesi. Veicoli blindati Nimr forniti dagli Emirati Arabi Uniti sono già apparsi in Libia e Yemen, violando gli embarghi sulle armi imposti dalle Nazioni Unite.
I motori britannici all’interno di questi veicoli sottolineano come gli Emirati Arabi Uniti abbiano agito da canale di importazione di armi straniere in Sudan, consentendo le operazioni militari delle RSF nonostante le restrizioni internazionali.
Sudan, una mattanza senza fine
Tra il 2015 e il 2024, il governo britannico ha rilasciato agli Emirati Arabi Uniti diverse licenze di esportazione per i dispositivi Militec, tra cui una licenza individuale aperta che consente spedizioni senza un rigoroso monitoraggio dell’uso finale. Queste esportazioni sono continuate anche dopo che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ricevuto prove che suggerivano che gli Emirati Arabi Uniti stessero fornendo alle RSF. Gli analisti affermano che ciò ha contribuito direttamente alla capacità delle RSF di continuare i loro massacri contro i civili, alimentando una delle più grandi crisi umanitarie al mondo.
Il conflitto, giunto al suo terzo anno, ha ucciso almeno 150mila persone, ne ha sfollate più di 12 milioni e ne ha lasciate quasi 25 milioni in preda alla fame acuta. Sia le RSF che l’esercito sudanese sono stati accusati di aver preso di mira i civili e di aver commesso crimini di guerra, ma la facilitazione dei trasferimenti di armi da parte degli Emirati Arabi Uniti è stata fondamentale per sostenere le operazioni delle RSF.
Mike Lewis, ex esperto del gruppo di esperti delle Nazioni Unite sul Sudan, ha affermato che la storia degli Emirati Arabi Uniti nel dirottamento di armi verso zone di conflitto è “ben documentata”, mentre Abdallah Idriss Abugarda, presidente della Darfur Diaspora Association con sede nel Regno Unito, ha chiesto indagini per impedire che la tecnologia britannica contribuisca ulteriormente alle sofferenze dei civili. Le prove evidenziano il ruolo centrale degli Emirati Arabi Uniti nella guerra in Sudan, fornendo alle RSF le risorse per condurre prolungate campagne di violenza e lasciando i civili a rischio continuo di sfollamento, fame e morte.
di Redazione



