Hezbollah: dalla liberazione alla deterrenza

Libano – Una volta ottenuta la liberazione nel 2000, la battaglia si è spostata dall’arena militare a quella politica, dove è iniziata una fase sistematica di guerra morbida contro Hezbollah. Questa includeva tentativi di disarmo, isolarlo dal suo ambiente e rimuoverlo dall’equazione nazionale. Questa tendenza si è cristallizzata attraverso le continue pressioni occidentali e americane sullo Stato libanese, attraverso condizioni di aiuti, interferenze nelle istituzioni e sponsorizzazioni di progetti di “integrazione” o “neutralizzazione”. Ciò ha costretto la Resistenza a vivere per oltre due decenni in un costante conflitto politico, destinato a sostituire il conflitto sul campo, che si è dimostrato di impatto limitato. Vari strumenti sono stati impiegati in questo conflitto: dai media locali e internazionali alle sanzioni finanziarie, all’attivazione del Tribunale Internazionale per la Liberazione della Palestina, alle minacce di isolare il Libano a livello internazionale.
Parallelamente, decine di think tank occidentali e arabi hanno assunto la direzione di un fronte di analisi mediatica impegnato a sminuire i risultati della Resistenza, distorcendone la narrazione, aizzando l’ambiente circostante contro di essa e presentandola come un ostacolo allo “stato normale”, alla “libera economia” e all'”equilibrio regionale”. Questi sforzi hanno integrato le pressioni sul campo.
In questo contesto, lo studio presenta una narrazione analitica che documenta la traiettoria storica delle conquiste della Resistenza Islamica in Libano, dalla prima liberazione nel 2000 alla demarcazione dei confini marittimi nel 2022. Dimostra come la Resistenza si sia trasformata da una forza militare circostanziale in un attore nazionale e regionale con un progetto integrato di difesa, sovranità e sviluppo.
Hezbollah impone la prima sconfitta a Israele
Il processo storico iniziò con il ritiro dell’esercito israeliano dal Libano meridionale nel maggio 2000, risultato di una prolungata guerra di logoramento in cui Hezbollah impiegò tattiche di guerriglia e prese di mira con precisione le posizioni israeliane, portando al collasso dell’esercito dei collaborazionisti e al ritiro incondizionato dell’occupazione. Questa liberazione segnò la prima sconfitta diretta di Israele per mano di una Resistenza araba e restituì prestigio all’opzione della Resistenza come alternativa a un accordo.
Poi arrivò la vittoria del luglio 2006, a conferma della nuova equazione di deterrenza. Dopo aver catturato due soldati israeliani nell’Operazione True Promise, Israele lanciò una devastante guerra di 33 giorni che non riuscì a raggiungere i suoi obiettivi. Anzi, ne uscì militarmente e moralmente sconfitto. Durante quella guerra, Hezbollah dimostrò la sua resilienza e manovrabilità, imponendo nuove regole di ingaggio che da allora hanno protetto il Libano da qualsiasi aggressione su larga scala. Nel frattempo, alti dirigenti americani e britannici riconobbero il fallimento di Israele nell’indebolire il partito.
Difesa delle risorse e della sovranità economica
Nel 2017, l’esperienza di liberazione nella catena montuosa orientale si è rinnovata quando Hezbollah ha lanciato la battaglia “Se torni, torneremo” contro il Fronte al-Nusra, seguita da un’operazione simultanea con l’esercito libanese contro l’Isis a “Fajr al-Juroud”, che ha completamente ripulito il confine orientale dalla presenza terroristica. Quest’operazione ha dimostrato che la Resistenza era diventata una forza nazionale a protezione dell’interno e dei confini, e che la sua integrazione con l’esercito ha consolidato di fatto l’equazione “esercito, popolo e Resistenza”.
Nel 2022, Hezbollah ha imposto una nuova equazione di deterrenza in mare, legando il permesso di Israele a estrarre gas dal giacimento di Karish all’ottenimento da parte del Libano dei pieni diritti sul giacimento di Qana. La Resistenza ha lanciato droni di avvertimento, costringendo Washington e Tel Aviv ad accettare le condizioni del Libano e a firmare l’accordo di demarcazione. Così, la Resistenza è passata dalla protezione del territorio alla protezione delle risorse nazionali, dimostrando che la deterrenza non si limita alle armi, ma include anche la difesa delle risorse e della sovranità economica.
Il percorso della Resistenza, iniziato nel 1982, ha dato vita a una struttura coesa che unisce potenza militare, saggezza politica e impegno sociale. È riuscita a costruire un modello libanese unico nel suo genere, che coniuga legittimità popolare e potere deterrente, incarnando un progetto nazionale completo per la difesa dell’entità, dello Stato e della società. La Resistenza non è più una mera reazione circostanziale; è diventata un pilastro dell’equazione della sicurezza nazionale del Libano, una garanzia della sua sovranità e indipendenza di fronte ad aggressioni, assedi e guerre.
di Redazione



