Safieddine: il cuore e la mente di Hezbollah

Beirut – A un anno dal suo martirio, è necessario evidenziare alcune delle caratteristiche e delle qualità di Sayyed Hashem Safieddine, che ha accompagnato il martire Sayyed Nasrallah durante le fasi della Resistenza. Sayyed Safieddine è stato un sostenitore di Sayyed Nasrallah in vari momenti, un supervisore su diversi fronti e un leader affidabile nella gestione esecutiva sul campo. Date le sue qualifiche, Sayyed Safieddine è stato nominato successore di Sayyed Nasrallah dopo il suo martirio nel settembre 2024, prima di ricevere lui stesso l’onore del martirio pochi giorni dopo, nell’ottobre 2024.
Le radici del rapporto tra Sayyed Hashem e i suoi compagni di Hezbollah risalgono agli anni ’80, nella regione di Chiyah. Sayyed Hashem ha ricoperto diversi incarichi, da vice capo della regione di Beirut a capo della regione meridionale, fino alla presidenza del Consiglio esecutivo di Hezbollah. Questa esperienza accumulata ha gettato le basi per una leadership basata su responsabilità e conoscenza, pur continuando a impegnarsi nel jihad e nel lavoro sul campo.
Safieddine era un uomo di astuzia, di rara memoria e di eccezionale capacità amministrativa, come descritto da coloro che lo conoscevano da vicino. La sua combinazione di serietà nel lavoro e gentilezza verso le persone, la sua capacità di prendere decisioni e la sua profonda preoccupazione per i quadri e la comunità della Resistenza lo hanno reso un leader vicino al popolo e amato da tutti. La sua preoccupazione non si limitava a una sola setta, ma si estendeva a tutte le sette e le regioni libanesi, nella consapevolezza che servire il popolo è un dovere e una responsabilità che trascende i confini settari.
Safieddine sempre al fianco della gente
Le visite di Sayyed Hashem in diverse regioni del Libano hanno dimostrato il suo impegno nei confronti del popolo e dei suoi diritti, come nella sua visita a Hay al-Salam il 10 dicembre 2021, dove ha incontrato i membri della comunità della Resistenza, assicurando loro: “Vi serviremo con tutte le nostre forze”, riecheggiando le parole di Sayyed Abbas al-Moussawi che la Resistenza si è ormai abituata a sentire. Durante il suo tour, Sayyed Hashem è entrato nelle case delle persone, si è seduto con loro, ha condiviso il caffè con loro e ha ascoltato le loro preoccupazioni, incarnando nel suo comportamento l’umiltà e la compassione che ricordano le qualità dei profeti.
Frequentava regolarmente anche la cucina dell’Imam Zain Al-Abidin, preparando i pasti iftar durante il mese sacro del Ramadan a Burj al-Barajneh, dove Sua Eminenza sottolineava con fermezza: “Nessuno dovrebbe soffrire la fame”. Si assunse questa responsabilità per garantire che gli aiuti raggiungessero ogni giorno più di 29mila famiglie, garantendo al contempo la fornitura del cibo migliore senza discriminazioni.
Un rapporto eccezionale con Hassan Nasrallah
Sayyed Hashem instaurò uno stretto e profondo rapporto di collaborazione con Sayyed Nasrallah, che considerava un leader modello degno di emulazione e sostegno. Data la grande fiducia che Sayyed riponeva in lui, gli fu affidato il compito di supervisionare le attività jihadiste e partecipò a numerosi incontri per discutere la situazione sul fronte, in particolare durante la battaglia di sostegno a Gaza del 2023.
Lo studioso lavoratore e il pensatore resistente
Safieddine non era semplicemente un leader organizzativo; era uno studioso e un predicatore, profondamente immerso nella conoscenza, nella giurisprudenza e nel misticismo. Il suo progetto intellettuale si estese a un commento su Nahj al-Balagha e ad altre opere ancora inedite. Considerava la cultura e la conoscenza parte integrante del progetto di Resistenza, anzi il fondamento del suo sviluppo, piuttosto che un’attività secondaria. La sua visione combinava pensiero e azione, conoscenza e jihad, e pensiero politico consapevole.
Sayyed Hashem ha lasciato un’eredità incalcolabile, radicata nella sua dedizione alla risoluzione dei problemi che affliggevano l’intera società libanese, sia a livello sociale che culturale. La sua presenza si estese anche sui campi di battaglia e al comando operativo, dove si unì ai mujaheddin, seguì i dettagli delle missioni e garantì che la Resistenza procedesse con la massima efficienza.
Safieddine, la sua eredità un modello di leadership etica e umana
Hashem Safieddine motivava e coinvolgeva tutti nella responsabilità, dedicando attenzione personale a ogni individuo, povero, giovane o anziano, senza alcun timore del peso della responsabilità. Era un leader di mente e di cuore, il che ha reso la sua eredità un modello di leadership etica e umana.
Nel primo anniversario del suo martirio, Sayyed Hashem Safieddine rimane un simbolo di leadership umile, giusta e compassionevole, che unisce pensiero profondo e azione jihadista, spiritualità e responsabilità pratica. Fu martirizzato per la causa che amava, servendo la sua comunità dalla sua posizione di comando nella guerra contro Israele. Lasciò una grande eredità, illuminando il cammino della Resistenza e instillando in loro l’amore per il popolo e la terra.
di Redazione